Morte Maurizio Rebuzzini, il figlio: “Quelli sul collo non sono segni di strangolamento”

Dopo la morte del critico di fotografia Maurizio Rebuzzini, parla a Fanpage.it il figlio Filippo, che esclude l’ipotesi di omicidio: “Ho voluto vedere quei segni sul collo, non mi pare siano di strangolamento, credo invece si siano creati post mortem durante i tentativi di rianimazione”.
A cura di Chiara Daffini
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Da sinistra: Maurizio Rebuzzini per Obiettivo Camera ©️ Elisabetta Brian; Filippo Rebuzzini
Da sinistra: Maurizio Rebuzzini per Obiettivo Camera ©️ Elisabetta Brian; Filippo Rebuzzini

"Tra una settimana le prove diranno che è come dico io: mio padre non è stato strangolato né ucciso", dice a Fanpage.it Filippo Rebuzzini, figlio del giornalista e critico di fotografia Maurizio Rebuzzini, morto il 17 settembre scorso a Milano.

Sul ballatoio a pochi metri dalla porta dello studio, ora avvolto dai sigilli, c'è ancora la scatola di sigari che Rebuzzini si sedeva a fumare in quel palazzo dove tutti lo ricordano come "uomo gentile e riservato". Sulla sua morte sta indagando la Procura di Milano, che ha aperto un fascicolo per omicidio dopo che sul collo di Rebuzzini, 74 anni, sono stati trovati lividi ipoteticamente compatibili con lo strangolamento.

L’ingresso dello studio di Maruzio Rebuzzini
L’ingresso dello studio di Maruzio Rebuzzini

Il racconto di Filippo Rebuzzini

Il primo a dare l'allarme è stato il figlio di Rebuzzini, Filippo: "L’ho sentito l'ultima volta alle 14:30 del 17 settembre – riferisce a Fanpage.it – poi non l'ho più sentito e lui ha una serie di chiamate non risposte dalle 15:13 in poi, quindi presumo che quello che è successo sia avvenuto intorno a quell'ora".

"Alle 18:30 – continua Filippo Rebuzzini – abbiamo l'abitudine di sentirci, lui mi avvisa quando va a casa. Quindi nel non sentirlo ho pensato di passare in ufficio e mi sono trovato la scena che potete immaginare". Ovvero quella del padre in fin di vita: "Quando sono arrivato – dice Filippo – ormai non c'era più nulla da fare".

Sul collo di Rebuzzini, trasferito immediatamente all'ospedale Fatebenefratelli dove ne è stato constatato il decesso, erano presenti ecchimosi, particolare che ha indotto la Procura di Milano ad aprire un fascicolo per omicidio colposo.

"Mi è stato detto poi in ospedale – afferma Filippo – che verrà fatta l'autopsia. Io questi segni sul collo li ho voluti vedere in ospedale e basterebbe cercare su Google come sono i segni di strangolamento per accorgersi che mio padre non è stato strangolato".

"Ipotizzo, e al 99% credo che verrà confermato, che quei lividi sono avvenuti post-mortem e sono legati al fatto che quando papà è stato spostato per la rianimazione l'hanno preso per il collo della maglietta. Essendo lui diabetico e con problemi di coagulazione del sangue, ha una pelle molto sensibile".

Filippo si sente di escludere l'ipotesi di omicidio messa in campo dalla Procura: "Sono stato ascoltato dai pm tutta la notte per capire se potesse avere dei nemici. Mi hanno chiesto tutti i vestiti che indossavo, perché devono capire cosa è successo e vogliono scongiurare altre ipotesi. Ci sono due telecamere, che presumo abbiano già acquisito, e fra una settimana quello che verrà detto è quello che sto dicendo io".

Poi il ricordo del padre: "Maurizio Rebuzzini – ricorda Filippo – era un giornalista critico e storico della fotografia. Per me non è stato il padre canonico, tutto quello che ho fatto in ambito lavorativo, il poco che posso dire di aver fatto in fotografia, è stato fatto sempre sulla base della stima, del rispetto che mio padre si è guadagnato con tutti".

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