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Monza, il sindacato degli infermieri: “Manca personale sanitario, gli eroi non ce la fanno più”

Due gruppi sindacali di Monza e Brianza, NurSind e Uil, denunciano che, a causa della mancanza di personale, a combattere contro il virus sono gli stessi infermieri della scorsa primavera. Chiamati da un giorno con l’altro a lasciare il loro ambulatorio e a rimettersi tra le corsie Covid. “Gli eroi non ce la fanno più. Oltre al caos generale, sono stanchi mentalmente e fisicamente”. Ma dalla Asst Monza replicano: “Non esiste nessun caos. Non creiamo inutili allarmismi”.
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A cura di Giorgia Venturini
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La seconda ondata sta già mettendo sotto pressione gli infermieri della provincia di MonzaBrianza impegnati nelle corsie dei reparti Covid. È qui, come a Milano e Varese, che si concentra oggi la sfida contro il virus in Lombardia: l'impennata dei nuovi casi al giorno ha portato a un aumento rapito dei nuovi ricoveri. E in prima linea ci sono sempre loro: gli stessi infermieri e medici che in primavera hanno vissuto già l'incubo delle terapie intensive piene. Eppure ricordano che "non siamo carne da macello", tiene a ribadire a Fanpage.it Donato Cosi, segretario NurSind di Monza e Brianza, il sindacato delle professioni infermieristiche. "Gli eroi come vengono definiti da tutti non ce la fanno più. Speravamo che, dopo la prima ondata pandemica che aveva visto gli infermieri e gli operatori sanitari lavorare incessantemente e con estremo spirito di sacrificio, questa volta ci sarebbe stata maggiore organizzazione". Schierati dalla parte dei lavoratori sanitari c'è anche l'altro gruppo sindacale della zona, Uil Federazione Poteri Locali: "Nulla è cambiato rispetto alla prima ondata – spiega a Fanpage.it segretario della Sanità UIL FPL di Monza Brianza Massimo Bernabè -. Gli infermieri sono stati spostati dai loro ambulatori ai reparti Covid senza una lettera di accompagnamento né una visita preventiva della medicina del lavoro che ne attesti la non fragilità o la compatibilità delle proprie condizioni di salute con i reparti di malattie infettive. Dobbiamo considerare che gli infermieri che fanno lavori negli ambulatori sono persone che hanno delle limitazione legati alla salute o all'organizzazione famigliare".

NurSind e Uil: Al caos generale di aggiunge la stanchezza fisica e mentale

Alla base dei trasferimenti improvvisi c'è una carenza del personale, in Brianza così come nel resto d'Italia. Secondo uno studio di NurSind, all'inizio del 2020 in Lombardia mancavano circa 4.500 infermieri. Ad oggi, sempre dalla firma sindacale fanno sapere che per affrontare l’emergenza sanitaria mancano all’appello 10mila infermieri e "anche il tentativo della richiamata alle armi, lanciato con il recente bando di reclutamento, rischia di rivelarsi un buco nell’acqua". NurSind si rivolge anche a Regione Lombardia, chiedendo "l’esecuzione del tampone a tutti gli operatori sanitari impegnati quotidianamente negli ospedali e nelle Rsa e il rispetto della normativa di emergenza e di tutela della salute nei posti di lavoro". Secondo quanto riferito dalla sanità lombarda mancano anche candidati ai concorsi e, quindi, spesso vanno a vuoto. E ancora: "Al caos generale si aggiunge quella stanchezza fisica e mentale accumulata in primavera e che i lavoratori non hanno mai avuto modo di superare". Infine Donato Cosi conclude: "Manca personale, ma questo si sapeva già dalla fine dell’emergenza".

Asst Monza: Nessun caos, dispiace tutto questo allarmismo

"Non esiste alcun caos", spiega a Fanpage.it il direttore generale dell'Asst Monza, Mario Alparone. Piuttosto "una attività di progressiva riduzione delle prestazioni non urgenti che segue un piano definito dalla fine dell’estate. Peraltro la riduzione avviene molto dopo di quanto non sia avvenuto in fase uno grazie ad una fattiva collaborazione attivata a livello della Brianza tra il nostro ospedale, hub di riferimento, e gli altri ospedali della zona pubblici e privati accreditati che ci consente di trasferire pazienti in fase di uscita dalla malattia ma ancora acuti". Grazie a questa rete nella scorsa primavera la riduzione delle attività ospedaliere era avvenuta dopo 15 giorni dall'inizio della pandemia, mentre ora dopo due mesi proprio grazie a questa collaborazione all'interno della regione. E poi il direttore precisa: "Le disposizioni organizzative avvengono, come effettuato in fase uno, attraverso la cabina dell’unità di crisi che la direzione aveva già attivato il 24 agosto a dimostrazione della capacità di anticipare le situazioni". Regione Lombardia gli scorsi giorni ha seguito il modello della Brianza: ha esteso il modello di apertura di posti letto per acuti non gravi anche agli ospedali non hub. "Pertanto non vi è nessun caos ed improvvisazione ma stiamo fronteggiando in maniera programmata una recrudescenza che presenta la stessa severità della fase uno", chiarisce bene Alparone. E conclude: "A riprova della capacità della nostra azienda di programmare e organizzarsi sono state accumulate in un apposito deposito scorte di un mese per i dispositivi di protezione individuale. Spiace l’atteggiamento di inutile allarmismo".

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