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Milano, violenza sessuale su un’amica: l’ex assessore Paolo Massari patteggia due anni e fa terapia

L’ex assessore all’Ambiente durante la giunta Moratti e giornalista di Mediaset, Paolo Massari, accusato di violenza sessuale, ha scelto di patteggiare: dovrà scontare due anni in carcere e sottoporsi per lo stesso tempo a trattamento terapeutico. Inoltre, il gup ha accolto la richiesta di risarcimento di 30mila euro ai danni della vittima.
A cura di Ilaria Quattrone
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Ha scelto di patteggiare due anni di carcere e di sottoporsi per lo stesso tempo alla terapia, l'ex assessore all'Ambiente del Comune di Milano – durante la giunta di Letizia Moratti – Paolo Massari, che lo scorso 13 giugno era stato accusato di violenza sessuale da una sua amica.

Il risarcimento di 30mila euro e le scuse alla vittima

La richiesta di patteggiamento e il risarcimento di 30mila euro alla vittima è stato accolto dal giudice per l'udienze preliminari, Tiziana Gueli. L'ex assessore e giornalista di Mediaset – sospeso in via cautelare sia dall'azienda che dall'Ordine dei giornalisti – ha quindi ammesso di aver stuprato l'amica imprenditrice ed ex compagna di scuola e le ha chiesto scusa. Oltre al carcere, Massari ha accettato di sottoporsi al trattamento terapeutico previsto dalla legge del "Codice Rosso" che disciplina i casi di violenza sessuale e stalking.

La violenza avvenuta durante un'uscita

Massari era stato arrestato lo scorso 13 giugno e portato al carcere di San Vittore dove probabilmente sconterà i due anni. La violenza sarebbe avvenuta durante un'uscita: con una scusa avrebbe detto all'ex compagna di scuola di dover cambiare mezzo di trasporto. L'avrebbe quindi portata nel garage di casa e violentata. La vittima era infatti stata soccorso seminuda in strada dalla polizia che, dopo il suo racconto, lo avrebbe arrestato. La donna non sarebbe però l'unica ad accusarlo. Già in passato, l'ex assessore era stato accusato di molestie sessuali tanto da costringerlo alle dimissioni. Dopo l'arresto del 13 giugno, altre donne avrebbero raccontato ai pubblici ministeri di essere state delle vittime, ma nessuna avrebbe poi sporto querela.

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