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Milano, clima ostile negli ospedali San Carlo e San Paolo: presentata interrogazione al Pirellone

Alcuni consiglieri regionali d’opposizione Regione Lombardia hanno presentato un’interrogazione in Consiglio dopo le denunce, i flash mob e gli scioperi annunciato di alcuni medici e sindacati degli ospedali San Carlo e San Paolo di Milano. Il clima ostile denunciato dai sindacati agli interni dei nosocomi preoccupa: “L’impossibilità di comunicare, pena sanzioni, rappresenta una evidente limitazione della libertà”, denuncia il documento, che ha come primo firmatario Michele Usuelli (+Europa/Radicali).
A cura di Ilaria Quattrone
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(Immagine di repertorio)
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Il clima di ostilità che aleggia negli ospedali San Carlo e San Paolo di Milano preoccupa anche la classe politica lombarda. Tanto che alcuni consiglieri regionali di opposizione – Michele Usuelli (+Europa/Radicali), Niccolò Carretta (Azione), Carlo Borghetti (Partito Democratico), Consolato Mammì (Movimento 5 stelle), Pietro Bussolati (Partito Democratico) ed Elisabetta Strada (Lombardi Civici Europeisti) – hanno presentato un'interrogazione al Consiglio regionale della Lombardia, in cui chiedono di poter ridurre il livello di tensione tra la direzione delle due strutture ospedaliere e i medici. In questi giorni si sono infatti susseguiti – e si susseguiranno – sit-in, scioperi, lettere e denunce. L'oggetto della disputa è la gestione dell'epidemia da Coronavirus nelle due strutture, ritenuta dai medici davvero critica.

La lettera dei cinquanta medici

I problemi tra le direzioni sanitarie e i medici sono iniziati dopo la pubblicazione di una lettera in cui il personale sanitario lamentava alcune criticità nella gestione dell'epidemia da Covid-19. In particolare, il focus si concentrava sulla carenza di posti letto e di personale sanitario e sulla possibilità di dover arrivare al punto di "dilazionare gli ingressi nelle terapie intensive". Parole che avevano portato le stesse direzioni a intervenire rassicurando che tutti i pazienti avrebbero ricevuto tutte le cure necessarie. Secondo alcuni sindacati, questo breve scontro avrebbe poi generato un clima di discriminazione e intolleranza nei confronti dei medici iscritti alle organizzazioni sindacali tanto da arrivare ad azioni dure nei confronti degli stessi. Oltre agli attacchi, le direzioni avrebbero inoltre chiesto di non dare notizie e informazioni all'esterno: "Se così fosse l’impossibilità di comunicare, pena sanzioni, rappresenta – sostengono i consiglieri – una evidente limitazione della libertà del cittadino/sanitario/eroe e, pur in uno stato di emergenza, mostra evidenti dubbi di costituzionalità".

Lo sciopero del 14 dicembre

La Cgil e gli stessi consiglieri regionali segnalano in particolare la vicenda della primaria di pronto soccorso e del dipartimento emergenza urgenza a cui è stato tolto il dipartimento. Il medico, insieme al direttore di Anestesia e rianimazione, aveva voluto dissociarsi dall'affermazione sull'accesso alle cure, ma aveva confermato le problematiche delle strutture. "Il dipartimento di pronto soccorso è stato poi assegnato a un rianimatore ad interim, che – scrivono ancora i consiglieri – ben poco conosce della realtà e della gestione delle criticità di un pronto soccorso". La decisione aveva scatenato l'Unione sindacale italiana, la quale poi ha proclamato lo stato di agitazione e uno sciopero per il 14 dicembre, e la stessa Cgil che invitava la direzione a ripristinare un clima di serenità. Invito condiviso dagli stessi consiglieri, la cui interrogazione: "Non ha l'obiettivo di entrare nel merito della contesa. Se invece di ricomporre le criticità che emergono, i direttori generali iniziano una fase di sanzioni disciplinari per i medici, il rischio che il conflitto divampi in tutta la regione è molto concreto e le conseguenze nefaste per i cittadini appaiono evidenti". I consiglieri quindi chiedono all'assessore competente quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere per risolvere la questione.

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