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Malata di tumore deve aspettare fine 2025 per alcuni esami: “Se pago 422 euro me li fanno fare domani”

Una lavoratrice bergamasca ha raccontato alla Cgil di Bergamo che per fare 4 esami con la sanità pubblica avrebbe dovuto aspettare la fine del 2025. Rivolgendosi al privato, ha trovato posto subito ma deve pagare 422 euro nonostante sia esente dal ticket.
A cura di Enrico Spaccini
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Una lavoratrice bergamasca malata oncologica si è presentata ieri, martedì 5 marzo, alla Cgil di Bergamo per raccontare la sua esperienza con la sanità pubblica. La donna è in cura con la pastiglia antitumorale ed è ancora sotto osservazione. Alcune settimane fa il suo medico le ha indicato quattro esami diagnostici a cui si deve sottoporre entro la data del prossimo consulto. Così si è attivata per le prenotazioni, ma lo sportello a cui si è rivolta le ha riferito che i primi posti disponibili per i quattro esami sono a fine 2025. Costretta a rivolgersi al privato, le hanno fissato le visite per domani, 7 marzo, al costo di 422 euro: "È chiaro che in Lombardia se un paziente ha i soldi vive, se uno non li ha, rischia la vita”, ha dichiarato la lavoratrice.

"Pur essendo esente da ticket, dovrò sborsare 422 euro"

Come riportato dal sito di Cgil Bergamo, l'oncologo che ha in cura la lavoratrice bergamasca le aveva indicato sulle ricette la classe di priorità "P", ovvero "programmabile", da erogare entro 120 giorni. Si tratta di una mammografia, un’ecografia mammaria, un Rx torace e un’ecografia dell’addome completo che la donna avrebbe dovuto fare entro il prossimo consulto medico. Lei stessa ha raccontato che, fino a poco tempo fa, per effettuare questi esami c'era un'attesa di circa 6 mesi, perciò ha deciso di attivarsi il prima possibile.

Quando ha chiamato per fissare le visite, al telefono le hanno risposto che "le prime date disponibili per tutti e quattro gli esami sarebbero a fine 2025", quindi quasi due anni. Per questo motivo, la paziente si è sentita costretta a rivolgersi al privato che le ha dato appuntamento per il 7 marzo. "Pur essendo io esente totale da ticket", ha spiegato la donna, "mi troverò a sborsare in totale 422 euro".

"Non si può obbligare la popolazione a rinunciare alle cure"

Stando a quanto stabilito dalla normativa regionale, nel caso in cui la struttura a cui si rivolge il cittadino non ha disponibilità di erogare la prestazione entro i tempi previsti dalla specifica priorità, il Responsabile Unico Aziendale per i tempi di attesa si deve attivare per trovare altre strutture in grado di rispettare i tempi indicati sulla ricetta medica. Se questo non fosse possibile, la struttura scelta è "tenuta a erogare la prestazione con oneri a proprio carico chiedendo al cittadino di riconoscere il solo valore relativo al ticket se non esente".

Per questo motivo, Spi-Cgil Bergamo ha voluto incoraggiare i cittadini a "rivendicare il proprio diritto alla salute" in quanto, afferma Carmen Carlessi, "non si può obbligare la popolazione a rinunciare alle cure, non si può ledere un diritto universale". L'invito è di firmare la petizione ‘La Lombardia SiCura', promossa anche da Medicina Democratica, Osservatorio Salute, Federconsumatori, Arci e Acli Lombardia, per chiedere, tra le altre cose, un centro unico di Prenotazione per l'abbattimento delle liste d'attesa.

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