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Si fa pagare migliaia di euro per eliminare tracce di siti pedo-pornografici, negoziante a processo per truffa

Il titolare di un negozio di telefonia bergamasco è a processo per truffa. Il 45enne avrebbe convinto alcuni clienti di avere problemi legati a siti pedo-pornografici e si sarebbe fatto pagare per eliminare ogni traccia.
A cura di Enrico Spaccini
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Un 45enne di Dalmine (Bergamo) sta affrontando un processo che lo vede imputato per truffa. Titolare di un negozio di telefonia, l'uomo si sarebbe fatto pagare da alcuni clienti migliaia di euro convincendoli di avere un problema legato alle visite di siti pedo-pornografici. Si trattava di accuse false, ma che terrorizzavano le presunte vittime che in più di un caso avrebbero deciso di consegnargli cifre altissime pur di veder risolvere la questione. Secondo l'accusa, il 45enne avrebbe incassato quasi 24mila euro e ne avrebbe intascati altri 7mila se i carabinieri non fossero intervenuti. Lui nega tutto e ha chiesto al giudice del Tribunale di Bergamo la messa alla prova.

I presunti raggiri avvenuti nel 2018

Il primo raggiro contestato al 45enne risale al 2018, quando riuscì a farsi consegnare da un solo cliente 17.700 euro. Come riportato dal Corriere della Sera, il negoziante avrebbe inviato a un cliente un sms spacciandolo come un invito da parte della casa produttrice del suo smartphone a rivolgersi al suo gestore per risolvere alcuni problemi tecnici legati a siti pedo-pornografici che risultava avesse visitato.

Preso dal panico, l'uomo avrebbe accettato di farsi aiutare dal 45enne titolare di un negozio di telefonia a Dalmine e dalle "sue conoscenze" pagando 6.500 euro. Circa un mese più tardi, ci sarebbe ricascato per poi pagare altre migliaia di euro. Durante lo stesso periodo il 45enne avrebbe messo in atto un raggiro simile, aggiungendo anche una fantomatica telefonata della polizia postale.

I tentativi bloccati dai carabinieri e dall'impiegato alle Poste

Al 45enne vengono poi contestati altri tre episodi che si sono verificati nel 2019. In due occasioni i carabinieri sono riusciti a intervenire prima che le presunte vittime consegnassero il denaro al negoziante, mentre per il quinto si è rivelata preziosa l'intuizione di un impiegato alle Poste che riuscì a convincere il cliente a non versare 2mila euro al 45enne.

Il negoziante ora è a processo per truffa e, attraverso il suo avvocato, ha chiesto al giudice Roberto Palermo la messa alla prova. Le cinque presunte vittime hanno accettato di essere risarciti, cosa che costituisce la condizione necessaria per accedere alla sospensione del procedimento penale. Il prossimo 24 giugno il giudice deciderà se accogliere la richiesta dell'imputato che continua a respingere ogni accusa.

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