Liste d’attesa infinite in Lombardia, l’odissea di una donna: “Sei mesi per una diagnosi, rischio la cecità”

"Cecità" è la prima parola che rimbomba nell'aria fredda fuori dall'ospedale Policlinico di Milano. È qui – e negli ospedali Fatebenefratelli e Macedonio Melloni – che Fanpage.it ha documentato nelle scorse settimane il malfunzionamento del nuovo Cup regionale e le infinite liste d'attesa che non risparmiano nemmeno donne in gravidanza e cardiopatici. Ed è sempre qui che la nostra telecamera si sofferma su una donna che tiene in mano dei referti e dice sconsolata: "Mi hanno detto che sono a rischio glaucoma, una patologia che può portare alla cecità, ma per avere una diagnosi devo attendere un esame disponibile solo al 28 maggio del 2026".
Sei mesi per una diagnosi decisiva
Siamo a novembre 2025 e la signora, che chiede di rimanere anonima, ci spiega: "Ho appena fatto una visita oculistica e, con l'impegnativa che tra l'altro ha una scadenza, mi sono messa in fila all'accettazione per prenotare l'esame che mi è stato prescritto, la tomografia ottica a radiazione coerente. Dopo due ore di attesa allo sportello mi hanno detto che il primo posto disponibile è a fine maggio 2026, eppure proprio alla visita mi è stato detto che se non si interviene per tempo i danni agli occhi potrebbero essere irreversibili".
Il glaucoma è infatti una malattia cronica e progressiva, che danneggia il nervo ottico, generando una graduale perdita del campo visivo. Se non viene trattato in tempo può portare alla cecità, mentre diagnosi precoce e terapie possono rallentare o bloccare il danno.
Per avere conferma di quanto detto durante la visita, la signora dovrebbe sottoporsi a un esame non invasivo, la tomografia ottica a radiazione coerente, che grazie al laser restituisce immagini ad alta risoluzione degli strati della retina, della cornea e del nervo ottico. Il costo medio, sostenendo l'esame a pagamento, a Milano varia dai 100 ai 200 euro, in compenso i tempi d'attesa sono anche inferiori a una settimana.
"Nel privato il posto lo trovi subito"
"Mio marito – aggiunge la donna – ha avuto un problema al tunnel carpale e per tutto il 2026 non c'era un posto disponibile per fare una visita. Pagando il posto l'ha trovato già il giorno 5 di questo mese". La differenza tra pubblico e privato la conosce bene anche Mauro Collareda, 68enne milanese che Fanpage.it incontra in uno degli sportelli Acli in cui i cittadini possono fare ricorso contro i tempi della sanità.

"Sei anni fa – ci spiega – mi è stata diagnosticata la fibrillazione atriale. Sono stato sottoposto a tre interventi chirurgici e all'inizio ero molto spaventato, tanto che, non trovando posto subito nel pubblico, mi sono affidato al primo medico disponibile in intramoenia, cioè nel privato con visite svolte in ospedale".
Oggi Mauro prende anticoagulanti e deve fare controlli ogni sei mesi, visite che gli costano 122 euro ciascuna. "Non è tanto e solo il costo – dice a Fanpage.it -, ma proprio il principio: perché non posso usare i soldi delle tasse che pago per un servizio di cui ho bisogno?".
Ma i tentativi di ottenere la visita con il servizio sanitario pubblico non sortiscono risultati: "Allo sportello dell'ospedale Niguarda, dove sono in cura – continua Mauro – mi hanno detto che il primo posto disponibile è nel 2027".
Sportelli e ricorsi
Mauro ha così deciso di rivolgersi a uno delle decine di sportelli gratuiti sorti sul territorio lombardo grazie a sindacati e associazioni. Nello specifico a quello delle Acli, chiamato appunto "Sportello Sos Sanità".
"Per ogni tipo di inadempimento ai danni del cittadino – spiega a Fanpage.it Vincenzo Arenella, responsabile degli sportelli Sos Sanità delle Acli milanesi – abbiamo preparato un modello di lettera di ricorso. Quando il cittadino si presenta da noi deve portare con sé tutta la documentazione disponibile, compresa l'impegnativa del medico per l'esame o la visita, e in base alla sua storia lo indirizziamo verso uno specifico tipo di ricorso".
"Si tratta – precisa Arenella – di un ricorso amministrativo e non legale, che è a firma del cittadino ma tramite la nostra pec noi inviamo alla direzione generale e amministrativa, nonché all'Urp e al responsabile unico delle liste d'attesa della struttura interessata; per conoscenza mettiamo anche la direzione generale dell'Ats di riferimento".
Quando presentare un reclamo? "Facciamo ricorsi sia per mancate prenotazioni, quando cioè al cittadino viene detto che ‘le agende sono chiuse' sia per prenotazioni che risultano in tempi non consoni rispetto a quelli previsti dalla legge. In genere nel giro di qualche giorno il cittadino ottiene una risposta e un nuovo appuntamento dall'Urp dell'ospedale".
Una sanità sempre più privatizzata
Dopo aver parlato con Mauro Collareda e con il responsabile degli sportelli, ci spostiamo nell'ufficio della presidente delle Acli milanesi, l'avvocata Delfina Colombo, alla quale chiediamo un punto di vista sul problema sempre più gravoso delle liste d'attesa in Lombardia.
"Il punto – ci risponde Colombo – è che il sistema sanitario lombardo, inaugurato per come è all'epoca di Roberto Formigoni, quindi da metà degli anni 90, si basa sulla presunta libertà di scelta dei cittadini: io sono lombardo e quindi posso scegliere se curarmi nel pubblico o nel privato. Ma che libertà di scelta è se per avere una prestazione sanitaria nel pubblico io devo aspettare mesi, se non anni?".
Al centro del problema c'è, secondo la presidente delle Acli di Milano, un sistema che privilegia sempre più il privato a danno del pubblico: "Prova ne è – precisa Colombo – la nuova delibera presentata all'inizio dell'autunno e rinominata super interamoenia, che sancisce accordi di convenzione tra ospedali pubblici e assicurazioni e mutue private".
"In questo modo – continua la presidente delle Acli – si snatura il senso dell'intramoneia, che era nata proprio per snellire le liste d'attesa; d'altra parte la presenza di soggetti privati come mutue e assicurazioni peseranno in positivo sui bilanci degli ospedali pubblici, i quali, essendo pur sempre aziende, saranno inevitabilmente incentivati a dare maggior spazio ai pazienti mutuati e assicurati, a discapito di chi non può pagare".
"Di fatto – conclude Colombo – il privato, nel sistema sanitario lombardo, si sta trasformando da integrativo a sostitutivo del pubblico, fatte salvo quelle prestazioni, come i pronto soccorso, poco convenienti per gli operatori privati".