86 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

L’indagine sulle due ex direttrici del Beccaria dimostra protezioni alle torture sempre più ad alto livello

La Procura di Milano ha indagato anche le due ex direttrici del carcere Beccaria, che non avrebbero impedito o denunciato le torture verso i minori detenuti. Nel frattempo, però, una è diventata direttrice dell’istituto penitenziario di Monza, l’altra è andata a dirigere un ufficio a Roma. Chi ha denunciato, invece, torna a svolgere le mansioni di prima.
86 CONDIVISIONI
Immagine

La Procura della Repubblica di Milano ha deciso di indagare anche sulle due precedenti direttrici del carcere minorile ‘Cesare Beccaria' di Milano: Maria Vittoria Menenti e Cosima Buccoliero. I magistrati milanesi sospettano infatti che non abbiano fatto nulla per evitare, sanzionare e denunciare i pestaggi e le sevizie, di cui erano a conoscenza, che gli agenti della polizia penitenziaria hanno perpetuato per oltre due anni a danno dei giovani detenuti. Secondo l'articolo 40 del codice penale "non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo".

A riferire dell'iscrizione nel registro degli indagati di Menenti e Buccoliero è il quotidiano La Stampa, ma in realtà già leggendo gli atti dell'ordinanza di custodia cautelare per tredici poliziotti penitenziari e la sospensione dai pubblici uffici per altri 8, sorgeva spontaneo il dubbio di come fosse possibile che i vertici dell'istituto carcerario non si fosse mai accorti di quanto successo all'interno del Beccaria.

In un'occasione, ad esempio, dopo un'aggressione la dottoressa Menenti ha visto uno dei ragazzi "steso a terra davanti all'ufficio del capoposto, ancora ammanettato e sanguinante in volto""intimava agli assistenti di togliergli le manette e ne disponeva l'invio in infermeria". Ma probabilmente per la legge doveva fare molto di più, che invece – stando agli atti – non avrebbe fatto. Non a caso la procuratrice aggiunte Letiza Mannella e le sue due sostitute Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena sono convinte che il sistema di torture nel Beccaria "ha avuto il suo principale fondamento nel contributo concorsuale omissivo e doloso di una serie di figure apicali", fra le quali – appunto – le due ex direttrici.

Non a caso la situazione sembra essere radicalmente cambiata con l'arrivo, a dicembre del 2023, del nuovo direttore, Claudio Ferrari. I primi ad accorgersene sono stati proprio i poliziotti attualmente accusati delle torture, che fra di loro si lamentavano del fatto che lui no fosse d'accordo con i loro pestaggi e quindi non li coprisse: "Ma zio, ma dice che sta prendendo provvedimenti seri", si sente in un'intercettazione e l'altro risponde: "Si sta scaricando le telecamere e tutto". E poi ancora: "Ma questo veramente sta a fa' fratè…". "Zio ti giuro. Sta scaricando le telecamere per andare contro Giova. Ho detto ma questo è scemo proprio".

"Praticamente – riferisce la Procura – i due indagati si stupiscono che il nuovo direttore ‘vuole fare sul serio' e vuole acquisire le immagini delle telecamere che riprendono i pestaggi; anziché proteggere loro si preoccupa di un "marocchino di me**a".

Ma Ferrari non è l'unico che denuncia, non è l'unico ingranaggio che interrompe il sistema criminale. Accanto a lui c'è Manuela Federico, la nuova comandante della Polizia penitenziaria presso il Beccaria. Una che, sempre secondo uno degli indagati, "non guarda in faccia nessuno". E – riferisce la procura – secondo gli agenti "in relazione a quelle dinamiche non farà finta nulla e che prima di andar via rovinerà qualcuno". A differenza del suo predecessore, Francesco Ferone, che invece è fra gli indagati.

Eppure, nonostante questo o, forse, proprio per questo motivo, la comandante Federico non è stata confermata al suo posto. Lascerà il Beccaria per tornare negli uffici per l’Esecuzione penale esterna e quindi, di fatto, non occuparsi di chi chi sta in carcere e di come vengono trattati dai suoi agenti. Al contrario di Cosima Buccoliero, che è diventata direttrice del carcere di Monza ed è stata candidata come capolista alle ultime elezioni regionali dal Partito democratico. E al contrario anche di Maria Vittoria Menenti, che invece è diventata la dirigente del'Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna a Roma.

Il dubbio, quindi, che faccia più carriera chi nasconde i pestaggi invece di chi li denuncia alimenta il sospetto che questo sistema abbia protezioni ancora più in alto. O che comunque sia gradito anche a livello nazionale.

86 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views