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Licenziato per aver denunciato criticità in gestione Covid al Don Gnocchi, giudice gli dà ragione

È arrivata la sentenza in primo grado del giudice del lavoro del tribunale di Milano che dispone l’immediato reintegro di Hamala Diop, il lavoratore del Don Gnocchi che aveva denunciato irregolarità nella gestione dell’emergenza Covid nel pieno della prima ondata del contagio. Hamala era stato licenziato il 7 maggio del 2020.
A cura di Filippo M. Capra
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È arrivata la sentenza in primo grado del giudice del lavoro del tribunale di Milano che dispone l'immediato reintegro di Hamala Diop, il lavoratore del Don Gnocchi che aveva denunciato irregolarità nella gestione dell'emergenza Covid nel pieno della prima ondata del contagio. Hamala era stato licenziato il 7 maggio del 2020.

Come scritto dal tribunale, "la preminente rilevanza costituzionale del bene giuridico protetto dai reati di cui l’odierna convenuta è accusata (art. 32 Cost) fa sì che l’interesse pubblico alla conoscenza della notizia sia tale da ritenere che l'attività, non solo di denuncia all’autorità giudiziaria, ma anche di denuncia ai maggiori mezzi di comunicazione, possa essere considerata non solo un diritto, ma anche un dovere civico". Secondo il giudice, "agli esordi di un’epidemia con effetti subito manifestatisi di enorme gravità, le informazioni su quanto stava accadendo all'interno della Fondazione avrebbero potuto conseguire il risultato concreto di mettere in salvo delle vite umane, consentendo l’adozione delle necessarie contromisure", sia da parte dei parenti degli ospiti che da parte della Fondazione, "che avrebbe potuto essere indotta a rivederle e a modificare con maggior tempestività la propria condotta per scongiurare l’impressionante numero di decessi che di fatto si sono verificati nell’arco di pochissimo tempo".

Per questo motivo, il giudice ha disposto l'immediato reintegro di Hamala che riceverà per intero gli stipendi non avuti dal momento in cui è stato licenziato ad oggi, contributi inclusi. La Cooperativa, inoltre, dovrà risarcire le spese legali sostenute dallo stesso. Contenti i legali di Hamala, Romolo Reboa, Gabriele Germano, Massimo Reboa e Roberta Verginelli, che hanno commentato come "la sentenza del Tribunale di Milano afferma un principio fondamentale per uno studio legale impegnato nella difesa sociale, cioè che in Italia esiste la giustizia, la tutela dei diritti civili e ci si può rivolgere ancora alla Magistratura, nonostante le distorsioni che l'apertura del vaso di Pandora del caso Palamara portano in questi giorni i giornali ad evidenziare e l'Europa a chiedere all'Italia una riforma del sistema".

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