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Arresti tra ultras di Milan e Inter

L’ex capo degli ultras Boiocchi ha minacciato di morte Mauro Russo, socio di Maldini e Vieri: “Voleva 200mila euro”

Mauro Russo, imprenditore e socio di Paolo Maldini e Cristian Vieri, avrebbe ricevuto minacce di morte dallo storico capo ultras Vittorio Boiocchi, ucciso a ottobre 2022. Secondo Giuseppe Caminiti, arrestato lo scorso settembre, Il 67enne avrebbe dovuto consegnargli 200mila euro.
A cura di Enrico Spaccini
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Vittorio Boiocchi e Mauro Russo (foto da Getty)
Vittorio Boiocchi e Mauro Russo (foto da Getty)
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Vittorio Boiocchi, lo storico capo ultrà dell'Inter ucciso il 29 ottobre del 2022, avrebbe minacciato di morte Mauro Russo per ottenere "tra i 100 e i 200mila euro". È quanto emerso dal nuovo filone della maxi inchiesta ‘Doppia Curva, coordinata dai pm Paolo Storari e Sara Ombra, che ieri, lunedì 5 maggio, ha portato a sette nuovi arresti. Tra questi, anche Russo: l'imprenditore ex esponente della Curva Nord interista e ex socio di Paolo Maldini e Christian Vieri (estranei all'inchiesta) nella società Go Old ’50 srl, che ha creato il marchio Sweet Years. Il 67enne, ora agli arresti domiciliari, è accusato di aver fatto da intermediario nel presunto business illegale dei parcheggi attorno allo stadio di San Siro.

A raccontare questo episodio è stato Giuseppe Caminiti, il "re dei parcheggi di San Siro" legato alla ‘ndrangheta e in carcere dal 30 settembre scorso, intercettato a febbraio 2023 mentre parlava con Andrea Beretta, l'altro capo ultrà ora collaboratore di giustizia, e Marco Ferdico, anche lui ai vertici del tifo organizzato interista e ora in carcere. Boiocchi avrebbe chiesto a Caminiti di accompagnarlo da Russo, al quale avrebbe chiesto fino a 200mila euro altrimenti gli avrebbe detto "ammazzo te e tutta la tua famiglia". Secondo il racconto di Caminiti riportato da Ansa, Russo gli avrebbe dato quei soldi.

Stando a quanto ricostruito dalle indagini, Russo avrebbe gestito per anni il business dei parcheggi. Il 67enne è accusato insieme a Caminiti di essere stato l'intermediario dell'estorsione che sarebbe avvenuta tra il 2018 e il 2020 ai danni dell'imprenditore Gherardo Zaccagni. Quest'ultimo, infatti, nell'ottobre del 2024 (poco dopo il blitz che ha portato all'arresto di 19 persone) aveva raccontato agli inquirenti di essere stato costretto a pagare un pizzo di 4mila euro al mese e "assumere qualche persona indicata dalla Curva Nord" per poter continuare a gestire il settore parking in "tranquillità". In due anni, Zaccagni avrebbe pagato a Boiocchi un totale di circa 60mila euro. "Essenziale" sarebbe stato il ruolo ricoperto da Caminiti, in quanto per Zaccagni era "l’interlocutore con la Curva, che mi evitava problemi".

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