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L’epidemiologo La Vecchia: “Con trend attuale la Lombardia potrebbe diventare gialla tra due settimane”

Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Università Statale di Milano, in un’intervista a Fanpage.it, ha confermato l’ipotesi di un Natale in zona gialla per la Lombardia ma a due condizioni: che il trend non si appiattisca, come è avvenuto in Gran Bretagna, e che non vengano aperti ospedali ora chiusi, come quello in Fiera.
A cura di Simona Buscaglia
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Secondo Carlo La Vecchia, epidemiologo e professore dell'Università Statale di Milano, in Lombardia tra quindici giorni circa con il trend attuale "potremmo arrivare in zona gialla". Ma ci sono due condizioni perché questo avvenga: "che continui l'andamento dei contagi al ritmo attuale, e non rallenti, e che non vengano aperti nuovi posti letto per i malati Covid che in realtà ci sono, penso ad esempio all’ospedale in Fiera, al momento chiuso, che farebbe guadagnare altre centinaia di posti. Si potrebbe ritardare la misura di una settimana o due in questo caso". Dovrebbe comunque essere "un Natale più tranquillo: ci sono 15 volte meno morti rispetto all’anno scorso fino adesso. Anche se fare previsioni a un mese con il Covid è sempre insidioso".

L'epidemiologo della Statale: "Ospedali quasi saturi? In Lombardia non si sono trasformati ospedali periferici in Covid"

Da metà ottobre i contagi sono saliti progressivamente e, anche se non probabile, potrebbe esserci un rallentamento: "Se noi guardiamo la situazione britannica, dove la popolazione era vaccinata come in Italia, possiamo vedere che c’è stato un appiattimento nell'andamento dei contagi – ha aggiunto La Vecchia – Quindi le due possibilità che potrebbero evitare la zona gialla sono l’appiattimento del trend e aprire più reparti ospedalieri. Quello che fa supporre che non accada un appiattimento è che i dati stanno continuando a salire da ormai sei settimane". In questi ultimi giorni sono diversi gli ospedali che parlano di posti letto per malati Covid quasi saturi, come ad esempio il Papa Giovanni XXIII di Bergamo: "In Lombardia non si è mai capito perché non siano stati fatti gli ospedali Covid – ha sottolineato La Vecchia – buona parte dei pazienti Covid hanno bisogno infatti di media intensità di cura, cioè si tratta di malati che hanno bisogno di un po’ di ossigeno e di essere monitorati, poi la maggior parte ne esce in qualche giorno. Come mai la Lombardia non abbia preso alcuni ospedali periferici per renderli ospedali Covid, come ad esempio è stato fatto in altre regioni, penso alla Liguria, è un mistero. Questa sarebbe una possibile soluzione per non caricare gli ospedali".

La Vecchia: Bisogna riaprire gli hub vaccinali per le terze dosi agli anziani

Qualche settimana fa, proprio La Vecchia, in un'intervista a Fanpage.it, auspicava che il tempo d'attesa per poter accedere alla terza dose diminuisse a cinque mesi rispetto ai sei mesi, cosa di fatto avvenuta. Per l'epidemiologo però "Si potrebbe passare a quattro mesi ma il problema è che non ce la facciamo a fare i vaccini. Oggi somministriamo 250mila vaccini al giorno rispetto ai 500 mila che facevamo a giugno, in sostanza bisogna riaprire gli hub e tornare a quei livelli". Questo vale soprattutto per gli anziani, i più esposti alle conseguenze più gravi della malattia: "Se guardiamo la percentuale dei vaccinati, metà degli anziani e dei molto anziani non ha ancora fatto la terza dose, ed è importante cominciare a farla a loro, poi dopo vengono quelli più giovani. È più urgente vaccinare un 60/70enne rispetto a un 30/40enne. Bisogna fare tanti vaccini e tornare alla capacità vaccinale dell’estate anche perché ora la vaccinazione con i medici di medicina generale è più complicata, i vaccini mRna messaggero sono più complessi per la conservazione". La campagna vaccinale è stata fatta per la maggior parte negli hub, un sistema che ha funzionato e che per La Vecchia "è stato un errore chiuderli a ottobre quando invece sarebbero serviti". Rimane più scettico sulla questione dei vaccini in altre situazioni, come ad esempio l'ipotesi allo studio in Lombardia, sulle somministrazioni anche nelle metropolitane "si possono mettere piccoli centri vaccinali nelle stazioni delle metro ma bisogna capire se sarà altrettanto efficiente".

L'esperto: Sulla variante Omicron importante ritardarne l'arrivo per vaccinare più anziani possibili con la terza dose

Se la variante Omicron sarà più contagiosa e svilupperà anche la malattia in modo severo "L'impatto della nuova variante lo sapremo a Natale – ha spiegato La Vecchia – oggi i dati non sono così allarmanti, dal punto di vista clinico, i pazienti in sud Africa non sono gravi ma è anche vero che sono giovani quindi è ovvio che non siano gravi. Dal punto di vista della contagiosità non dovrebbe essere drammaticamente diversa dalla Delta però lo sapremo nelle prossime settimane. Bisogna vedere se avrà il sopravvento: finora è stata riportata come una variante che sviluppa una malattia lieve ma il mio dubbio è che i malati più giovani e questa categoria ha sempre una malattia lieve". Diventa quindi importante rallentare la sua entrata in Europa per salvaguardare gli anziani che non si sono ancora vaccinati con la dose booster: "Gli sforzi che stiamo facendo di controllo alle frontiere sono per ritardarla, in realtà una condizione perché si diffonda è che sia molto più contagiosa, cosa che non sappiamo ancora. In questo caso possiamo ritardarla ma non evitarla. Se la ritardiamo di qualche settimana riusciremo a vaccinare con più terze dosi". Sulle mascherine anche all'aperto nei luoghi affollati La Vecchia è d’accordo, sottolineando però che "quelli chiusi sono i più insidiosi".

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