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Le famiglie con disabili diffidano Regione Lombardia: “Vaccinare i fragili e i caregivers”

Le famiglie con disabili hanno diffidato Regione Lombardia. L’associazione “Nessuno Escluso” ha più volte chiesto di vaccinare il prima possibile gli operatori o i genitori che assistono le persone con disabilità, ma non ha mai ricevuto risposta. Ma c’è di più: “Nella piano vaccinale lombardo le persone con gravi disabilità non sono mai state menzionate”, spiega Nicoletti Fortunato di Nessuno Escluso a Fanpage.it. Dall’associazione fanno sapere anche che avranno pazienza fino a domenica poi si presenteranno in Procura. Intanto l’appello di un genitore arriva anche via social: “Le persone che amano mio figlio, inserite prima di lui nel piano vaccinale, avrebbero voluto rinunciare al vaccino per lui. Per favore nel prossimo Dpcm inserite i casi come i nostri”, si legge su Facebook.
A cura di Giorgia Venturini
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Le famiglie con figli con disabilità ha diffidato Regione Lombardia. L'associazione Nessuno Escluso chiede al presidente Attilio Fontana e all'assessore al Welfare Letizia Moratti di inserire "senza ulteriori indugi la categoria delle persone con disabilità, come già previsto dal piano vaccinale nazionale, e i relativi caregivers che se ne prendono cura, nella priorità assoluta di vaccinazione", si legge nel documento inviato lo scorso 4 marzo a Palazzo della Regione e che attende ancora risposta. L'associazione precisa che avrà pazienza per dieci giorni, "in assenza di ottemperanza provvederemo ad agire innanzi l'autorità giudiziaria competente". Giorni che scadranno domenica 14 marzo e "già lunedì noi ci presenteremo in Procura per un esposto", precisa a Fanpage.it Fortunato Nicoletti dell'associazione "Nessuno Escluso" e presidente del Comitato famiglie disabili lombarde.

Nicoletti: Il vaccino a chi assiste i nostri figli disabili

Le famiglie con casi di disabilità in realtà attendono una risposta dallo scorso gennaio: da allora sono state inviate tre lettere "ma la sensazione è che a tutti in Regione importa poco", puntualizza Nicoletti. Eppure il rischio è alto: "Noi non chiediamo che vengano vaccinati i nostri figli perché la maggior parte è minorenne, ma i caregivers, ovvero quelle persone che assistono i disabili 24 ore su 24. Possono essere degli operatovi o anche noi genitori. Questo perché non possiamo permetterci di portare in casa il virus. Oltre al fatto che nel caso in cui risultassero contagiati gli operatori o noi genitori, chi si occuperebbe dei nostri figli?", continua a spiegare Nicoletti. In Lombardia fino ad ora sono stati vaccinati solo i disabili che vivono in qualche struttura sanitaria, chi invece non frequenta i centri "è stato ignorato". E ancora: "Ciò che più ci infastidisce è che Regione Lombardia nei suoi piani vaccinali non ha mai menzionato i disabili. Al massimo ha accennato a categorie deboli, ma in qualsiasi caso noi non abbiamo ancora visto neanche un vaccino". E per Nicoletti i vaccini non mancano, "soprattutto quelli Astrazeneca". Quello che manca in Lombardia, così come in Italia, è una linea comune sulla questione vaccino-disabili costringendo così ogni singola regione a prendere decisioni autonome.

L'appello a Regione Lombardia di un genitore

L'appello di ricevere al più presto il vaccino arriva anche da un altro genitore che sulla sua pagina Facebook scrive: "Il calendario vaccinale dovrebbe tutelare, fra i primi, i soggetti particolarmente vulnerabili. Ebbene, nonostante il fatto che mio figlio appartenga a una delle categorie di persone considerate come particolarmente vulnerabili – in quanto affetto da gravissima disabilità – ancora non mi è possibile nemmeno inserirlo nel portale di Regione Lombardia per aderire alla campagna vaccinale". Anche in questo post si sottolinea "la scelta irrazionale" di vaccinare i disabili iscritti in alcuni centri ma non quelli a casa: "Le persone con disabilità che vivono in famiglia non stanno in una bolla. I genitori lavorano, i fratelli e le sorelle vanno o torneranno presto a scuola e alle altre loro attività. Il rischio di contagio è elevatissimo e il rischio di vita altrettanto. Mio figlio non frequenta un centro diurno, ma un circolo di poesia e un gruppo di teatro, alle cui riunioni non ha più partecipato". Alla base infatti non c'è solo il mancato vaccino ma anche tutti quei servizi salatati da più di un anno, come fisioterapia: "La schiena di mio figlio – continua a scrivere la madre – si è irrimediabilmente incurvata in una dolorosa iperlordosi". E in tanti hanno voluto offri il proprio vaccino alla famiglia di Alessandra: "Le persone che lo amano avrebbero rinunciato per lui". E poi conclude con un appello rivolto alle istituzioni: "Per favore nel nuovo dpcm inserite tutte le persone con gravissima disabilità che vivono in casa".

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