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Notizie sull'inchiesta sul Covid a Bergamo

L’avvocato di Fontana: “La Procura di Bergamo si è fatta condizionare da Crisanti”

L’avvocato Jacopo Pensa, da sempre legale di fiducia del presidente della Regione Lombardia, spiega perché secondo lui la Procura di Bergamo si è fatta condizionare dalla relazione di Andrea Crisanti, microbiologo e ora anche senatore del Partito democratico.
A cura di Giorgia Venturini
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"Il presidente Attilio Fontana è stato sentito solo una volta all'inizio delle indagini come persona informata dei fatti. Ora si ritrova indagato". A Fanpage.it  l'avvocato Jacopo Pensa sottolinea la poca correttezza da parte della Procura: Pensa è il legale di fiducia del presidente di Regione Lombardia che nella serata di ieri giovedì 2 marzo ha scoperto di essere tra i 19 indagati nell'inchiesta sulla gestione della pandemia Covid nella Bergamasca. Dalle carte di chiusura indagine Fontana sarebbe difeso dall'avvocato assegnato d'ufficio Ulisse Plebani, che a Fanpage.it sostiene di non aver ancora sentito il presidente facendo poi intendere che Fontana affiderà a breve l'incarico al suo legale di fiducia.

L'inchiesta della Procura si è concentrata sulla mancata zona rossa a Nembro e Alzano, in Val Seriana, all'inizio della pandemia da Covid-19: a febbraio 2020, nonostante l'aumento delle morti Covid, né il governo né Regione sono intervenute per isolare la zona. Questo non intervento per la Procura sarebbe stata la causa di centinaia di morti.

La perizia di Crisanti sulla mancata zona rossa

La Procura, la cui indagine sono state affidate al pubblico ministero Antonio Chiappani, ha messo sotto indagine Fontana perché "in cooperazione colposa con gli indagati e con l'allora presidente del Consiglio Conte Giuseppe" e in qualità "di Presidente della Regione Lombardia" avrebbe omesso di adottare misure di contenimento e gestione "adeguate e proporzionate all'evolversi della situazione".

Nelle indagini un ruolo importante lo ha avuto la perizia del microbiologo Andrea Crisanti, ora anche senatore del Pd, in cui ha ricostruito tutti gli avvenimento dei primi giorni delle pandemia nella Bergamasca, la zona più colpita dal Covid all'inizio del 2020. Una consulenza che Crisanti, a Piazzapulita su La7, ha definito una "mappa logica che ricostruisce gli eventi", uno tra "i tanti elementi a disposizione della Procura".

E l'avvocato Pensa sostiene che la perizia di Crisanti abbia avuto un ruolo chiave anche per il cambio di posizione nelle indagini sul presidente Fontana: "Quando si interroga una persona come informata dei fatti, come avvenuto per il presidente Fontana, il cambio di posizione va notificato per una questione di correttezza istituzione. Non può questa persona sapere solo all'ultimo di essere indagato". E qui precisa: "Questo, a mio avviso, vuole dire che è stato iscritto recentemente nell'elenco degli indagati. Sarà stata la relazione di Crisanti a determinare tutto".

Giustifica così il legale il cambio di posizione del suo assistito. Del resto "Questa è la mia deduzione. Fontana è stato sentito proprio all'inizio delle indagini e poi basta. Non ho mia ricevuto neanche una proroga di indagine, potevano farmi avere un avviso di garanzia e la Procura poteva sentirlo una seconda volta in veste di indagato: non mi piace quello che ha fatto la Procura".

Pm: Esperienza anche scientifica

Ma c'è di più. L'avvocato Pensa a Fanpage.it tiene a precisare di essere in totale disaccordo con le parole del pubblico ministero Chiappani che nella giornata di ieri, durante un collegamento con una trasmissione, avrebbe sottolineato come dal procedimento si potrà ricavare anche una "esperienza non solo di carattere giudiziario, ma anche scientifico e amministrativo". A queste parole il legale di Fontana risponde così: "Il pubblico ministero dice che al di là dei reati, l'inchiesta può dare un contributo scientifico. Ma non spetta alla Procura decidere questo".

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