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L’accordo su San Siro e il passo indietro di Beppe Sala: “Non mi dimetto se la vendita non passa in Consiglio”

La trattativa sulla vendita dello stadio Meazza e delle aree limitrofe è prevista in aula per il prossimo 11 settembre. Sono già sei i consiglieri di maggioranza che si sono pubblicamente opposti. Sala: “Non mi arrendo di fronte alle difficoltà ma un sindaco si deve dimettere se una decisione mina il funzionamento dell’amministrazione, non in questo caso”.
A cura di Francesca Del Boca
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Dietrofront. Dopo aver puntato tutto sulla delibera di San Siro, pronto per essere venduto a Inter e Milan entro fine anno, il sindaco di Milano Beppe Sala toglie le fiches dallo stadio. E dichiara apertamente: "Se la delibera non passerà in Consiglio comunale non mi dimetterò. Non sono uno che si arrende di fronte alle difficoltà ma penso che un sindaco si debba dimettere se una decisione mina il funzionamento dell’amministrazione, non di fronte a una cosa del genere.

Tutto il contrario di quanto sostenuto pubblicamente solo un mese fa ("O si chiude su Pgt, Piano Casa e San Siro o andiamo tutti a casa"), all'indomani dell'inchiesta sull'urbanistica che ha scosso la città e fatto tremare Palazzo Marino, con le dimissioni dell'assessore all'Urbanistica (indagato) Giancarlo Tancredi. Il motivo? L'intento di abbassare il termometro politico già abbastanza alto, e il timore di non avere abbastanza numeri in Consiglio dopo che alcuni consiglieri di maggioranza hanno dichiarato pubblicamente la loro opposizione al progetto (in totale sei, quelli usciti allo scoperto).

La discussione sulla delibera per la cessione del Meazza e delle aree che lo circondano, rimandata da luglio, è comunque prevista in aula per il prossimo 11 settembre. E Beppe Sala, nonostante il passo indietro, procede spedito e a testa alta verso quello che si prospetta in ogni caso come un appuntamento cruciale per la città e i suoi equilibri politici, visto che la proposta dei due club milanesi scade il 30 settembre e che proprio l'11 settembre rischia di essere la data di entrata in vigore del vincolo architettonico sul secondo anello, come dimostrato dal Comitato San Siro (che ha già diffidato il Comune).

Nel frattempo, sembra essersi chiuso l'accordo (ora in fase di bozza) tra Palazzo Marino e le squadre: confermato lo "sconto" di 36 milioni di euro (classificati come "compartecipazione" delle casse comunali sui costi di bonifiche, demolizioni, rifunzionalizzazioni e allontanamento del nuovo stadio da 70mila posti dalle abitazioni di via Tesio) dai 197 iniziali, 52mila metri di verde profondo e altri 80mila destinare a parco pubblico, una clausola anti-speculazione e norme stringenti per la legalità e la sicurezza sul lavoro.

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