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La storia del Museo del Ciclismo del Ghisallo, tra la fede e i cimeli dei campioni nel luogo più amato dai ciclisti

Il Museo del ciclismo a Ghisallo è meta di appassionati del mondo della bici e del ciclismo e di campioni attuali e del passato del ciclismo. “Quest’anno abbiamo avuto la grandissima campionessa Nicole Cook, che ci ha donato le sue tre maglie vincenti del Giro d’Italia, Mondiale ed Olimpiade e ci ha prestato (per ora) la bicicletta con cui ha vinto il Giro d’Italia”, ha detto a Fanpage.it, il presidente Antonio Molteni.
A cura di Paolo Giarrusso
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Il Museo del ciclismo del Ghisallo
Il Museo del ciclismo del Ghisallo

Il colle del Ghisallo, alla sommità del comune di Magreglio (Como), è uno dei luoghi più noti per i ciclisti di tutte le età e di tutte le categorie, agonistiche e non. Ogni anno è meta di migliaia di sportivi da tutto il mondo, che vi salgono anche per far visita al Santuario del XVII secolo. All'interno è conservato un dipinto della Beata Vergine Maria, detta la Madonna del Ghisallo, che nel 1949 è stata proclamata Patrona dei ciclisti.

Per quanto concerne il Museo, nel salone centrale è possibile ammirare una pietra che reca il messaggio "Omnia Vincit Amor" (L'amore vince ogni cosa). Quella pietra ha solennizzato l'atto finale della costruzione del museo, voluta dalla Fondazione Museo del Ciclismo – Madonna del Ghisallo, ed è stata benedetta da Papa Benedetto XVI il 31 maggio 2006. Oggi il museo è meta di tantissimi appassionati e raccoglie i cimeli di molti campioni: "Quest’anno abbiamo avuto la grandissima campionessa Nicole Cook, che ci ha donato le sue tre maglie vincenti del Giro d’Italia, Mondiale ed Olimpiade e ci ha prestato (per ora) la bicicletta con cui ha vinto il Giro d’Italia", ha spiegato a Fanpage.it Antonio Molteni, attuale presidente della Fondazione Museo del Ciclismo – Madonna del Ghisallo.

Le biciclette esposte all’interno del Museo del Ciclismo a Ghisallo
Le biciclette esposte all’interno del Museo del Ciclismo a Ghisallo

Presidente Molteni, volendo fare un bilancio di questo 2025 per il Museo del Ciclismo, che cosa si sente di dire?

È un bilancio positivo sulla falsariga di quello dell’anno scorso, che ha visto l’ingresso di turisti e appassionati di 70 nazioni. Quest’anno si sono aggiunti tre nuovi Paesi: Bermuda, l’Isola di Man e l’Honduras. La classifica degli ingressi per nazioni vede in testa la Germania seguita da Francia, Stati Uniti, Australia, Inghilterra, Olanda, Belgio, Svizzera, Polonia e Spagna. Numericamente, in questo 2025, abbiamo avuto 11mila ingressi, circa 200 in più rispetto al 2024. La metà di questi sono stranieri. Uno dei nostri crucci è il non far capire che, se uno ha visitato il Museo l’anno precedente, l’anno successivo ci può tornare perché ci sono sempre cose nuove. I mesi di gennaio e febbraio, quando il Museo è chiuso (Il Museo del Ghisallo è chiuso da novembre a marzo, ndr), noi li passiamo a rifare le collezioni.

È stato detto che questo è un museo del ciclismo e non solo della bicicletta. Ci spiega meglio cosa significa?

Ritengo che sia unico del suo genere nel mondo. Si possono trovare le storie dei campioni, la storia della bicicletta e quella del ciclismo. Praticamente vi è racchiusa tutta la cultura del ciclismo.

Che cosa rappresentano il Santuario della Madonna del Ghisallo e il Museo del Ciclismo?

Il Museo rappresenta il completamento. Quando si è pensato a costruirlo era perché nel Santuario non c’era più spazio per mettere i cimeli che venivano donati. Attualmente il Santuario rappresenta la parte fideistica per tutti i ciclisti credenti mentre il Museo, la parte in cui è racchiusa la storia del ciclismo.

Il Museo del Ciclismo a Ghisello durante la mostra Ghisallo in giallo
Il Museo del Ciclismo a Ghisello durante la mostra Ghisallo in giallo

Presidente, ha qualche aneddoto a cui lei è particolarmente affezionato legato al Museo?

Sono tantissimi gli episodi a cui sono affezionato. La cosa più bella, e di cui io vado più orgoglioso, è quella di aver assunto l'incarico di presidente nel 2014 quando il Museo aveva grossi problemi gestionali. Tutti ci davano per morti. Oggi il Museo è vivo e vegeto. Vive di proprie risorse, di luce propria. Si è creato un gruppo, fra chi lavora qua e i volontari, unito, compatto, molto valido. Quanto ai singoli episodi, mi ha colpito, qualche anno fa, quello che ha visto protagonista un irlandese. Per tre giorni, dal venerdì alla domenica, venendo da Como in bicicletta, ha visitato il Museo e vi è rimasto dentro dall’apertura alla chiusura. Poi è tornato in Irlanda. Questo per dire che una visita al Museo non può limitarsi a 10 minuti, ma occorre soffermarsi per leggere, informarsi, vedere. Quell’appassionato irlandese forse ha esagerato, ma aveva capito lo spirito con cui visitare questo Museo.

Le donazioni sono un altro punto forte del Museo del Ciclismo. Da notare, quelle del dominatore del ciclismo mondiale attuale: Tadej Pogacar, che ha donato la Maglia Rosa, vinta al Giro d’Italia, e la Maglia Gialla vinta al Tour de France (entrambe nel 2004). Una donazione prestigiosa, ma non è l’unica…

Certamente. Pogacar ci ha dato in prestito anche le bici vincenti del Giro e del Tour. Quest’anno, per esempio, abbiamo avuto la bicicletta di Giovannetti che ha vinto la Vuelta nel 1990. Sono tantissime le donazioni: la bici con cui Vito di Tano ha vinto un campionato del mondo di ciclocross, la bici di Rosa D’Angelo, una delle prime donne cicliste, che ha vinto il campionato italiano del 1967, unitamente alla maglia che le hanno dato sul podio. Da Salvarani, abbiamo avuto in dono la maglia di Longo, il primo italiano a vincere di seguito 5 mondiali di ciclocross. Per questioni di tempo e di spazio, mi fermerei qui.

Dal Museo del Ghisallo sono passati tanti ex campioni che hanno scritto la storia del ciclismo nel mondo. Ce ne ricorda alcuni?

Quest'anno abbiamo avuto la grandissima campionessa Nicole Cook, che ci ha donato le sue tre maglie vincenti del Giro d’Italia, Mondiale e Olimpiade e ci ha prestato (per ora) la bicicletta con cui ha vinto il Giro d’Italia. Al Premio Torriani, che conta 27 edizioni, le cui ultime 4 si sono tenute in queste sale, abbiamo premiato Alessandro Ballan, l’ultimo italiano a vincere il mondiale e Filippo Conca, campione italiano in linea, per i professionisti. Anche lui ci ha donato la maglia. Sicuramente il Premio Torriani è uno dei fiori all’occhiello del Museo del Ciclismo del Ghisallo.

Il Santuario del Ghisallo
Il Santuario del Ghisallo

Presidente Molteni, è corretto affermare che il Museo del Ciclismo e il Santuario della Madonna del Ghisallo consentono all'amore, alla passione e alla devozione degli appassionati della bici e dei campioni del presente e del passato, di fondersi?

Sì, sì, è correttissimo. È un connubio indissolubile in cui si fondono i valori che lei diceva. È allo studio poi un Santuario virtuale con tutti i cimeli che non possono essere esposti fisicamente per questioni di spazio.

Proiettandoci nel 2026, il Presidente della Fondazione Museo del Ciclismo del Ghisallo che cosa si sente di promettere?

La promessa è quella di continuare sulla falsariga di questi ultimi anni, di migliorare, di organizzare una grande mostra come “Ghisallo in giallo” dello scorso anno o come quella di quest’anno sugli 80 anni di Eddy Merckxx. L’anno prossimo celebriamo il ventennale dell’apertura di questo Museo e sono certo che la Direttrice del Museo, Carla Gentilini, stia già studiando qualcosa di particolare. Sarà sicuramente una grande annata, in cui festeggiare i 20 anni del Museo del Ciclismo. Anche perché questa struttura non è stata ancora completamente compresa, in Italia, ma è conosciutissima davvero in tutto il mondo. 

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