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“La gestione era insostenibile”: così avrebbero causato l’incendio in una ditta di rifiuti speciali

Tre persone sono state arrestate con l’accusa di essere ritenute responsabili dell’incendio esploso all’interno di una ditta di Mortara (Pavia) nel 2017. Dalle indagini della Guardia di Finanza e dei Carabinieri Forestali è emerso che i tre avrebbero commesso diversi illeciti. L’incendio sarebbe stato causato volontariamente per “ripulire a costo zero” la ditta dalla quantità di rifiuti speciali divenuta “ingestibile”.
A cura di Ilaria Quattrone
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Tre persone sono state arrestate nella mattinata di oggi, giovedì 7 ottobre, con l'accusa di avere causato un incendio all'interno della ditta "Eredi Bertè" che si occupava di rifiuti speciali a Mortara, comune in provincia di Pavia, nel 2017. I tre arresti sono stati eseguiti nelle prime ore di questa mattina dai carabinieri forestali di Pavia e dalla guardia di finanza. Tutti e tre sono accusati di traffico illecito di rifiuti, incendio doloso, utilizzo ed emissione di fatture false, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio. Tra i tre arrestati, due sono i gestori dell'impianto di rifiuti della ditta. Dopo l'incendio la ditta è stata dichiarata fallita.

Sequestrati oltre due milioni di euro

Le Fiamme Gialle di Pavia hanno inoltre sequestrato oltre due milioni di euro. I militari hanno sequestrato oltre alle disponibilità finanziarie, diversi immobili, terreni e mezzi di trasporto. Tutti questi beni sarebbero stati ottenuti – secondo le indagini – dai guadagni ingiusti ottenuti grazie alla decisione di non pagare le spese di recupero e smaltimento dei rifiuti. A queste si aggiunge il mancato versamento del tributo speciale regionale.

La gestione divenuta insostenibile

L'incendio era esploso all'interno della ditta a settembre 2017: immediatamente erano iniziate le indagini che hanno consentito di accertare – come si legge in una nota stampa della Guardia di Finanza – diversi illeciti soprattutto di natura ambientale. Inoltre è stata scoperta la causa dell'incendio. Dagli accertamenti – coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano – è emerso un "sistema criminale" che doveva rendere i profitti massimi. I due gestori, entrambi due uomini di 54 anni, avevano ammassato ingenti quantità di rifiuti pericolosi che poi smaltivano senza trattare o recuperare. Sempre secondo i militari, i due avrebbero appiccato l'incendio per liberarsi della mole di rifiuti: "Una volta resisi conto che la gestione dell'impianto era diventata insostenibile" i due avrebbero dato fuoco al piazzale "per ripulire a costo zero" non curanti però "dell'enorme danno per la salute".

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