Invalida ottiene alloggio popolare a Milano, ma non può viverci: “Troppe barriere architettoniche”

Ericka Olaya, 48 anni, è invalida all’85% a causa del Long Covid e non può lavorare. Non riuscendo a pagare l’affitto dell’appartamento in cui, essendo al quarto piano senza ascensore né aria condizionata, ormai fatica a vivere, ha chiesto e ottenuto una casa popolare, previa certificazione di invalidità. Ma l’alloggio assegnatogli, ammette Aler in una mail, “non è riattato per persone diversamente abili”.
A cura di Chiara Daffini
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Ericka Olaya
Ericka Olaya

Ericka Olaya, 48 anni, fatica a salire e scendere le scale dell'appartamento al quarto piano in cui vive senza ascensore né aria condizionata. "Prima non era così – ci dice accogliendoci -, ma dopo aver preso il Covid a marzo 2020 nulla è mai stato come prima: ho stanchezza e dolori cronici, disturbi neurologici e deficit motori e cognitivi. Persino cucinare o scrivere è difficoltoso, così come restare concentrata".

Una sindrome, quella del Long Covid, che Ericka ha raccontato sui social e di cui si è fatta attivista per i diritti delle persone che ne sono affette, dopo aver perso lei stessa quella quotidianità che dava per certa. "Prima di avere il Covid ho lavorato nell'organizzazione di eventi e come interior design. Avevo un contratto a tempo determinato che non mi è stato rinnovato. Da allora non sono più riuscita a ottenere un impiego stabile, né le mie condizioni mi permetterebbero di averlo ora, per questo non posso più pagare l'affitto e ho accumulato molti debiti".

Ericka, che oltre a non poter corrispondere il canone fatica sempre di più a vivere in uno spazio pensato per una persona senza disabilità, fa richiesta per avere un alloggio popolare e lo ottiene una volta presentata la certificazione di invalidità.

"A gennaio 2025 finalmente è arrivata la notizia che c'era un appartamento per me – racconta Ericka a Fanpage.it -, pensavo fosse una svolta positiva, invece è iniziato un incubo e in quella casa non ci sono ancora potuta entrare".

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"Con gli ausilii motori non riuscirei a muovermi in cucina"

L'appartamento assegnato a Ericka si trova in via degli Etruschi, nella prima periferia sud orientale della città. L'immobile è al primo piano e dotato di ascensore: "Nel modulo della domanda per la casa popolare – spiega Ericka – non c'è uno spazio in cui specificare le proprie esigenze specifiche, si dà per scontato che tutti i disabili siano uguali. Ma anche quando mi sono recata personalmente allo sportello per presentare tutta la documentazione dettagliata, l'unico parametro preso in considerazione era relativo alle barriere architettoniche esterne, cioè la presenza o meno dell'ascensore".

Invece le difficoltà per Ericka sono all'interno dell'abitazione: "Il problema principale è nella zona giorno,  in cui dovrebbe esserci anche la cucina. Tutte le allacciature e i tubi di scarico, essenziali per gli elettrodomestici, sono in un angolo molto stretto. In un metro e dieci centimetri, che si riducono ancora di più per la presenza di un calorifero, io dovrei farci stare i mobili della cucina, a cui non riuscirei mai ad accedere con ausili motori".

Per ora Ericka cammina sulle sue gambe, anche se a fatica: "Sto cercando di procurarmi una carrozzina elettrica, visto che quella manuale non posso usarla per via dei miei problemi muscolari. Finora ho dovuto aspettare sia per mancanza di mezzi sia perché vivo al quarto piano senza ascensore, ma uno dei motivi per cui ho cercato un'altra sistemazione era proprio la possibilità di muovermi in casa in carrozzina, soprattutto nei giorni di maggiore affaticamento, quando anche stare in piedi per alcuni minuti diventa impossibile".

Gli stessi mobili della cucina andrebbero adattati alle esigenze di Ericka: "Essendoci così poco spazio – osserva – per forza sarà un mobilio sviluppato in altezza e per me anche questo costituisce un problema, non avendo forza nelle braccia. Adattare il tutto alle mie esigenze costa e non me lo posso permettere, non so bene come fare richiesta per ottenere magari un contributo pubblico per questa spesa, né se potrò ottenerlo".

Mi hanno detto "Strana la richiesta di una vasca"

Anche il bagno della nuova casa presentava delle criticità: "C'era un piano doccia ma io riesco a lavarmi solo nella vasca, perché mi consente di stendermi in una posizione comoda, che non mi affatichi, e perché immergermi totalmente nell'acqua con dei sali allevia i dolori muscolari", dice Ericka.

"Inizialmente mi hanno risposto che in genere per le persone con disabilità l'opzione consigliata è il piano doccia con seggiolino, ma la disabilità non è un'epidemia che colpisce tutti allo stesso modo – ci tiene a precisare Ericka -. Alla fine, pur di farmi entrare il prima possibile in questa casa, i miei amici mi hanno fatto un prestito per comprare una vasca, che è già stata installata. Anche per questo, per i soldi che ho già investito nel cercare di rendere per me vivibile l'appartamento, non posso accettare l'opzione alternativa che mi ha prospettato Aler".

Un'altra casa, ma dal 2026

È lo stesso ufficio tecnico di Aler (Azienda lombarda edilizia residenziale), in una mail, a confermare le percezioni di Ericka:

"Buongiorno – si legge nell'intestazione della mail scritta dall'ufficio tecnico di Aler -, segnalo che l'alloggio non risulta riattato per diversamente abili".

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Ericka decide di farsi assistere da un avvocato e la direzione generale di Aler giustifica così l'assegnazione dell'alloggio:

[…] Nel novembre 2024, in sede di verifica della domanda di assegnazione, la Sig.ra Olaya
Andrade ha dichiarato "difficoltà a salire le scale" e "la mancanza del vano ascensore" presso lo
stabile di provenienza, identificando quest'ultima circostanza quale unica barriera architettonica di
suo interesse, senza, pertanto, avanzare ulteriori richieste o comunicare a quest'Azienda necessità
particolari legate alle sue patologie.
Neppure in data 8.1.2025, dopo aver visionato personalmente l'alloggio […] (ubicato al piano 1° e con ascensore), la sig.ra Olaya Andrade ha sollevato eccezioni sull'unità abitativa; anzi la stessa, in pari data, ha regolarmente sottoscritto il modulo di accettazione dell'immobile. […] Tuttavia, per sopperire alle particolari esigenze di mobilità della sig.ra Olaya Andrade Ericka, per quanto rese note dalla locataria soltanto dopo l'assegnazione, considerato che la zona cucina dell'alloggio in argomento non potrà subire alcuna modifica/adattamento, data l'esigua metratura e la morfologia dell'unità immobiliare stessa, ALER resta disponibile all'individuazione di un altro alloggio per consentire all'assegnataria il cambio nel rispetto del Regolamento vigente".

"Mi hanno fatto vedere l'appartamento in fretta e senza avere modo di capire quali modifiche andavano fatte e se era possibile farle – precisa Ericka -, inoltre se avessi saputo che potevo avere un altro alloggio non avrei speso per i lavori di questo". Ma per lei la risposta di Aler deflagra nelle ultime cinque parole: "Il rispetto del Regolamento vigente – sottolinea – significa che posso essere inserita in una graduatoria solo passato un anno dalla firma del precedente contratto in edilizia pubblica, cioè nel 2026. Ma mesi in queste condizioni, con quattro piani di scale da salire e scendere se voglio uscire di casa e una temperatura interna che da aprile supera sempre i 30 gradi, io non li voglio sopportare".

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