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“Intimiditi dai finanzieri mandati dal pm Mazza del sistema Pavia”: la denuncia di due imprenditori di Cuneo

Due imprenditori di Cuneo (Piemonte) hanno depositato un esposto alla Procura di Brescia chiedendo di indagare su quanto accaduto loro nel 2021. Al tempo, erano coinvolti in un’inchiesta coordinata dal pm Paolo Mazza, oggi al centro del cosiddetto “sistema Pavia”.
A cura di Enrico Spaccini
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Due imprenditori di Cuneo (in Piemonte) hanno depositato nei giorni scorsi un esposto alla Procura di Brescia chiedendo di indagare su "fatti gravissimi" di cui sarebbero stati vittime. La denuncia riguarda un episodio avvenuto nel 2021, quando erano indagati insieme ad altre 12 persone con l'accusa di truffa relativamente ai contributi statali percepiti da una centrale a biomasse di Olevano (in provincia di Pavia). L'inchiesta portò all'assoluzione di tutti i coinvolti dopo anni di processi. Secondo i due imprenditori, quattro militari della guardia di finanza durante un interrogatorio li avrebbero "sollecitati" anche con metodi un po' "intimidatori" a rendere dichiarazioni "auto accusatorie" o "etero accusatorie" nei confronti degli altri indagati "prospettando a più riprese significativi vantaggi processuali e dando chiaramente a intendere che una mancata collaborazione avrebbe condizionato negativamente la loro posizione". Quell'indagine era coordinata dall'allora pm di Pavia Paolo Mazza, ora al centro insieme al collega Mario Venditti delle inchieste sul presunto "sistema Pavia".

Come riportato da La Stampa, i due imprenditori di Cavallermaggiore (in provincia di Cuneo), attraverso l'avvocato Nicola Menardo, hanno depositato l'esposto nei giorni scorsi alla Procura di Brescia, già titolare delle inchieste Clean 1, 2 e 3 sul cosiddetto "sistema Pavia". La vicenda riguarda, in particolare, quando accaduto il 28 aprile del 2021. A quel tempo, la Procura di Pavia stava indagando sulla centrale a biomasse di Olevano, chiamata Biolevano. Secondo l'accusa, la centrale avrebbe percepito contributi statali dal Gestore dei servizi energetici (Gse) per la produzione di energia pulita, senza rispettare la "filiera corta" che prevede l'utilizzo di legname proveniente entro 70 chilometri dall'impianto. Le persone imputate erano in tutto 14, compresi i due manager accusati di aver fornito legname alla centrale. L'inchiesta era coordinata dal pm Mazza e, dopo anni di processi, vennero tutti assolti.

Quel giorno di aprile di quattro anni fa, quattro militari della guardia di finanza si erano presentati presso la ditta dei due imprenditori. Durante la loro conversazione, cui registrazione sarebbe stata allegata all'esposto presentato in Procura a Brescia, i finanzieri avrebbero detto di essere stati mandati lì dal "pubblico ministero a fare, sostanzialmente, questo discorso un po' crudo però aderente alla realtà", aggiungendo che "il dottor Mazza" avrebbe "già dato prova di considerare molto favorevolmente le collaborazioni". Il magistrato che coordinava quell'inchiesta, dunque, sarebbe stato "disposto in qualche modo a retribuirla in qualche modo". Al tempo, i due imprenditori avevano denunciato subito il fatto alla Procura di Cuneo. I quattro finanzieri finirono indagati per tentata concussione e falso, ma l'inchiesta venne archiviata.

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