Inchiesta urbanistica, perché sono stati annullati gli arresti: “Le argomentazioni della Procura sono svilenti”

Gli arresti di Andrea Bezziccheri e Alessandro Scandurra sono stati annullati per "mancanza di gravi indizi di colpevolezza sul reato di corruzione" contestato dalla Procura di Milano, e non per difetto di esigenze cautelari. Sono le motivazioni del Tribunale del Riesame di Milano, che lo scorso agosto ha annullato i primi arresti operati dal gip Mattia Fiorentini e richiesti dal pool di pm che porta avanti la maxi inchiesta sul sistema dell'urbanistica in città: quello dell’architetto Alessandro Scandurra, indagato per i suoi rapporti professionali con lo sviluppatore immobiliare di Coima sgr Manfredi Catella, e Andrea Bezziccheri del gruppo Bluestone, lo stesso del condominio di piazza Aspromonte che ha dato il via alle indagini.
In particolare, il Tribunale ha evidenziato come non sia stata dimostrata la prova dell'accordo criminoso tra gli imputati e gli imprenditori, elemento essenziale per la configurazione del reato di corruzione propria. Anzi, scrivono i giudici, "è svilente la semplificazione argomentativa" della Procura e del gip di Milano, tenendo conto che "Scandurra è un professionista di alto livello, destinatario di riconoscimenti internazionali, e "ha svolto i suoi incarichi, per i quali ha ricevuto il giusto compenso".
"Deve essere ricordato che, ai fini dell'accertamento del reato di corruzione propria (art. 319 c.p.), nelle ipotesi nelle quali la dazione di denaro o di altra utilità in favore del Pubblico ufficiale risulti contabilizzata e documentata, è necessaria la prova del pactum sceleris intervenuto tra soggetto corruttore e Pubblico ufficiale corrotto", ricorda infatti il Tribunale, sottolinenando come "la mera azione di utilità" non sarebbe necessaria a sostenere l'accusa. Non è sufficiente insomma"l'esistenza di un pagamento e lo svolgimento della funzione pubblica in presunto conflitto di interessi per poter ritenere sussistente un accordo corruttivo".
La fattura corrisposta a Scandurra da Coima, che per il gip sarebbe stata "falsa"? "La fattura del 31.7.2023, per 28.548 euro emessa dallo Studio Scandurra a Coima si riferisce all'attività svolta da Scandurra per Coima per l'importo esattamente concordato", visto che "il contratto del 7.9.2022 prevedeva un compenso di 15mila euro (7.500 alla sottoscrizione dell'offerta, 7.500 euro alla consegna degli elaborati di due diligence) e una success fee di ulteriori 15mila euro se Coima avesse ottenuto le aree", si legge nell'ordinanza. "L'attività si svolse nel settembre 2022: furono versati 15mila euro ma la success fee fu corrisposta solo per metà (7.500 euro) perché Coima ottenne solo una delle aree. La fattura che comprendeva la somma di 22.500 euro più accessori per un totale di 28.548 euro fu emessa in corrispondenza temporale con la conclusione dell'iter di aggiudicazione definitiva del lotto da parte di Coima". Insomma, nel caso di Scandurra non vi sarebbe in fondo "traccia di sovrafatturazioni o di fatture false trattandosi di progetti di alto profilo con compensi, peraltro, in linea o addirittura inferiori alle tariffe professionali dell'Ordine degli Architetti", e di conseguenza "non possono di certo definirsi "lucrosi" o "assai remunerativi" nell'accezione negativa attribuita dal gip".