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Il mistero dietro la morte di Erika Ferini Strambi, trovata morta in un campo: a che punto sono le indagini

Erika Ferini Strambi è stata trovata senza vita in un campo tra Pantigliate e Peschiera Borromeo (Milano) lo scorso 16 luglio dopo 9 giorni di ricerche. A quasi due mesi di distanza, il caso rimane aperto e proseguono le indagini sulla morte della donna.
A cura di Giulia Ghirardi
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A quasi due mesi dal ritrovamento del cadavere di Erika Ferini Strambi in un campo situato tra Pantigliate e Peschiera Borromeo (in provincia di Milano), la dinamica della morte della 53enne rimane ancora avvolta dal mistero. Così, come confermato a Fanpage.it da fonti investigative, le indagini proseguono e il caso rimane aperto dal momento che non sembrerebbero essere emersi ulteriori dettagli o testimonianze in grado di ricostruire con esattezza quanto accaduto la notte dello scorso 5 luglio, l'ultima volta che Erika è stata vista viva.

Dal giorno della scomparsa al ritrovamento del corpo

La 53enne è stata vista per l'ultima volta in un locale karaoke di Segrate in compagnia di un uomo. Uscita sola dal bar, le telecamere di sorveglianza della zona l'hanno ripresa girovagare per le strade provinciali intorno alle campagne tra l’aeroporto di Linate e il parco della Muzza al volante della sua Mini Cooper nera. Prima di spegnersi definitivamente, il suo telefono è stato agganciato per ore alle celle tra Roverbella e Cascina Nuova. Poi, di Erika non si è più saputo nulla.

Lunedì 7 luglio il padre Aldo, preoccupato che la figlia non rispondesse più al telefono e non si fosse presentata al lavoro, ha sporto denuncia di scomparsa. È allora che sono cominciate le ricerche della 53enne che sono partite dal luogo dove la donna era stata vista viva per l'ultima volta: il bar-karaoke di Segrate. Dopo 9 giorni di ricerche un agricoltore ha poi segnalato alle forze dell'ordine l'auto di Erika in un fosso. Una volta giunti sul posto, gli investigatori hanno ritrovato il corpo semi svestito della donna a 200 metri dalla vettura.

Le ipotesi degli inquirenti

Accanto al cadavere di Erika sono stati rinvenuti gli slip sfilati e le stampelle che, a causa della sua disabilità, la 53enne utilizzava per muoversi. Tali elementi, uniti al rinvenimento di alcune impronte digitali sull'auto, in un primo momento hanno portato gli inquirenti a ipotizzare il coinvolgimento di un'altra persona. Dai risultati dell'autopsia non sono, però, emersi segni evidenti di violenza, ma solo la frattura di tre costole: lesioni compatibili con l'ipotesi di un incidente.

In seguito al ritrovamento del telefono e della borsa della donna qualche giorno dopo, gli investigatori hanno commissionato alcuni approfondimenti e dalle analisi dei tabulati telefonici è risultata l'ultima chiamata fatta da Erika al centralino dei Radiotaxi per chiedere l'invio di un'auto: "Ho fatto un incidente", avrebbe riferito la 53enne al centralinista: "Non so dove mi trovo, vedo del verde attorno a me".

Da allora non sembrerebbero essere emersi ulteriori elementi in grado di spiegare con esattezza quando accaduto e, soprattutto, se la donna fosse sola al momento dei fatti. Dunque, a quasi due mesi di distanza, il caso rimane aperto e le indagini proseguono per cercare di rispondere ai dubbi e alle domande ancora aperte e con l'obiettivo di dare finalmente spiegazione alla morte della donna.

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