Il caso di Marco Viti, che uccise il coinquilino a coltellate: è stato condannato a 16 anni

28 ottobre 2024. È la data in cui è morto Paolo Gamba, 44 anni, originario di Cremona, ucciso dal coinquilino Marco Viti. Il 49enne, anche lui di Cremona, lo ha accoltellato durante una lite fino a provocarne la morte. E ieri, giovedì 9 ottobre 2025, è stato condannato a sedici anni di galera.
L'omicidio
Prima di arrivare al processo, ripercorriamo quanto accaduto in quel 28 ottobre. Il 49enne era appena uscito di galera. Non aveva una casa in cui andare e, per questo motivo, aveva deciso di presentarsi a casa di Gamba, che viveva in un palazzo popolare a Borgo Loreto e precisamente in via dei Patrioti. Quest'ultimo non era intenzionato a ospitarlo, ma Viti aveva sfondato la porta e si era stabilito prepotentemente in casa dell'uomo. La convivenza si era dimostrata fin da subito conflittuale. Il 28 ottobre tra i due era esplosa una discussione molto violenta. Gamba, stando a quanto poi raccontato dal 49enne, avrebbe preso un coltello per difendersi mentre Viti ne avrebbe preso un altro proprio con l'intenzione di ferirlo.
Tra i due era nata una colluttazione. Viti aveva accoltellato nove volte Gamba fino a ucciderlo. È stato poi lui a chiamare la polizia e confessare: "Ho ucciso il ragazzo che abita con me".
Il processo con rito abbreviato
Viti era a processo con rito abbreviato, che prevede uno sconto della pena di un terzo. E, infatti, il pubblico ministero Francesco Messina aveva chiesto alla giudice Elisa Mombelli una condanna a 24 anni che, ridotti di un terzo, fanno 16 anni. La giudice ha quindi accolto la richiesta del pm. Inoltre ha condannato il 49enne a pagare una provvisionale di 25mila euro alla madre e di 10mila euro a ciascuna delle tre sorelle. Prima della sentenza ha chiesto scusa alla famiglia della vittima spiegando che voleva solo ferirlo. Non ammazzarlo.
L'avvocato Paolo Rossi, che difende l'imputato, ha dichiarato di attendere le motivazioni della sentenza prima di decidere se presentare o meno appello: "Allo stato attuale dei fatti non penso ci convenga. Il mio assistito ha ottenuto una condanna che possiamo definire mite". Inoltre, stando a quanto stabilito dalla Riforma Cartabia, se si rinuncia all'appello si ottiene uno sconto di sessanta giorni ogni anno trascorso in prigione. A questo, va aggiunto quanto previsto dalla legge Gozzini: uno sconto di 90 giorni su ogni anno per il detenuto che ha una buona condotta e che decida di partecipare a un percorso rieducativo. Di conseguenza, i sedici anni potrebbero ridursi di molto.