Il caso del prof di microelettronica che dovrà risarcire con 619mila euro l’università Bicocca di Milano

Il luminare della microelettronica Andrea Baschirotto dovrà risarcire l'università Bicocca di Milano. Il professore dovrà infatti restituire ben 619mila euro. A deciderlo è stata la sezione d'Appello della Corte dei Conti. I giudici hanno confermato la sentenza di primo grado, che era stata emessa nel luglio 2023, respingendo quindi il ricorso presentato dal docente.
Il docente era finito al centro di alcune indagini della Guardia di Finanza, che sono state svolte nel 2017 e nel 2018. All'epoca, secondo gli investigatori, il prof avrebbe dichiarato all'Erario "elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo". Si sarebbe avvalso di "società panamensi" per far documentare alcune operazioni che sarebbero state effettuate all'estero così da poter ottenere un corrispettivo in contanti "al netto delle commissioni per l'illecita intermediazione".
L'uomo avrebbe percepito compensi per alcune consulenze che avrebbe svolto per istituti e società estere. Consulenze che non sarebbero state fatturate dal docente ma "da società situate in Singapore, Albania, Svizzera e Panama". L'attenzione degli inquirenti si è concentrata su una collaborazione con il Max Plank Institute per un esperimento scientifico al Cern di Ginevra, su uno studio di dispositivi per il Politecnico federale di Losanna, su un'attività scientifica per Synaptics, su un seminario per Pomera e STMicroelectronics, sulla cessione di alcune slides e su diverse attività di collaborazione scientifica coperte da accordi di riservatezza. Il tutto per 619.060 euro.
Dopo gli accertamenti delle forze dell'ordine, il prof ha presentato dichiarazioni integrative e ha versato quanto dovuto. Nonostante questo, i giudici della Corte dei Conti hanno ritenuto che quanto commesso sarebbe stato abituale e sistematico. Inoltre nessuna attività sarebbe stata autorizzata dalla Bicocca. I giudici per la condanna, tra le altre cose, hanno tenuto conto che le prestazioni siano state fatturate da società "veicolo site in diversi Stati esteri" che poi avrebbero consegnato i compensi in contanti o attraverso carte di credito.
Dopo la condanna, il docente ha impugnato la sentenza. Ma nonostante il ricorso, la sezione d'Appello ha confermato quanto stabilito in primo grado.