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“Il Comune ha perso più di 100 milioni di euro”: come sarebbero stati favoriti i costruttori a Milano

“Nonostante la legge regionale preveda che gli oneri di urbanizzazione vengano aggiornati ogni tre anni, a Milano non lo si è fatto per ben tredici anni. E questo mancato aggiornamento ha fatto perdere più di cento milioni di euro al bilancio corrente del Comune. A mio parere è un oggettivo danno erariale”: a dirlo a Fanpage.it è Gabriele Mariani, ingegnere e architetto e candidato sindaco nel 2021 con la lista Milano in Comune – Sinistra e Costituzione.
A cura di Ilaria Quattrone
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Le indagini della Procura di Milano hanno permesso di far luce su molti aspetti relativi alla gestione dell'urbanistica in città. Il sistema che ruota attorno a essa, che sarebbe fatto di speculazioni e un rapporto molto ravvicinato e stretto tra pubblico e privato, sta sollevando diversi dubbi e perplessità. Sicuramente una mancanza di fiducia nei confronti di una classe politica, che si sarebbe dovuta far carico dei problemi della città soprattutto quelli legati al mondo dell'urbanistica. Il tema è infatti molto caro a tutti i cittadini, che da anni si trovano di fronte prezzi di affitti e compravendite sempre più alti che li costringono a scappare dalla città e rifugiarsi sempre più in provincia. Costi che, come evidenziato dalle indagini, sono conseguenza di una forte speculazione immobiliare favorita, tra le altre cose, anche dal rapporto tra pubblico e privato.

Alcuni filoni delle indagini sull'urbanistica hanno permesso di scoprire che, negli anni precedenti, vi sarebbe stato un mancato aggiornamento sugli oneri di urbanizzazione, le cui tariffe poi sarebbero state a "prezzi scontati", che potrebbe quindi aver provocato un danno erariale al bilancio del Comune. A spiegare a Fanpage.it cosa è successo in questi anni è Gabriele Mariani, Ingegnere Architetto, co-portavoce di Milano In Comune e candidato sindaco alle amministrative 2021 per Milano In Comune e Cicìvica AmbientaLista.

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Quali sono gli oneri che un costruttore deve pagare a Milano? 

Un costruttore, quando edifica, deve pagare tre tipolgie di importi:  gli oneri di urbanizzazione, il cosiddetto "costo di costruzione" e, in alcuni tipi di interventi, le cosiddette "monetizzazioni"; per queste ultime le indagini della Procura hanno evidenziato come alcuni interventi siano stati classificati come ristrutturazioni anziché che come nuove costruzioni,  questo ha comportato che i costruttori abbiano così versato meno di quanto avrebbero dovuto proprio per la diversa classificazione dell'intervento edilizio.

C'è poi un altro tema: l’importo delle monetizzazioni viene determinato dal Comune di Milano.  Il Comune infatti ha la potestà di decidere, in base all'area dove sorge un determinato intervento edilizio, il relativo importo. Ebbene, la Procura ha evidenziato che il Comune, per queste monetizzazioni, ha applicato tariffe estremamente basse. Secondo la magistratura, sarebbe stato versato un quarto del dovuto.

Lei ha chiesto quindi un accesso agli atti.

Sì, ho chiesto al Comune di trasmettermi il dato degli importi incassati dalle monetizzazioni in questi dieci anni. Sono stati incassati 440 milioni di euro. Se la magistratura avesse ragione nel sostenere che il Comune abbia incassato dalle monetizzazioni un quarto del dovuto, questo significa che avrebbe dovuti riscuotere in realtà 2 miliardi.

Ma veniamo agli oneri di urbanizzazione, come sono stati richiesti dal Comune?

Questi oneri sono stati richiesti dal Comune, a partire dalla Giunta Pisapia, in misura ridotta rispetto al dovuto, e questo vale per tutti i progetti finiti in ogni filone dell'inchiesta sull'urbanistica ma anche per quelli formalmente in regola.

In base a quale elemento afferma che sono stati richiesti in misura ridotta?

La legge regionale prevede che i Comuni debbano aggiornare gli oneri di urbanizzazione ogni tre anni. Ho fatto delle verifiche e così avuto modo di constatare che l'ultimo aggiornamento è stato fatto dalla giunta guidata da Letizia Moratti. Già dalla giunta successiva, quella di Giuliano Pisapia, non sono stati più aggiornati fino al 2023. Nonostante la legge regionale preveda che vengano aggiornati ogni tre anni, a Milano non lo si è fatto per ben tredici anni. E questo mancato aggiornamento ha fatto perdere più di cento milioni di euro al bilancio corrente del Comune. A mio parere è un oggettivo danno erariale.

Nel 2023 gli oneri di urbanizzazione sono stati finalmente aggiornati. Per il centro di Milano è stato previsto un incremento sulle tariffe di circa il  170 per cento mentre per il resto della città è stato previsto un incremento medio di circa il 20 per cento. Anche nell'aggiornamento delle tariffe è impossibile non notare la volontà di favorire i costruttori. I più grossi interventi edilizi, infatti, non avvengono in centro città, ma nel semicentro ed in periferia.

Da sottolineare che l'Istat, in questi tredici anni, ha segnato un incremento di circa il 30 per cento. Quindi se Milano, dopo tredici anni, aggiorna gli oneri del 20 per cento, non considerando nemmeno il dato dell'inflazione, significa che si è scelto deliberatamente di favorire i costruttori.

Per questo motivo c'è stato poi un maggiore interesse per gli scali ferroviari in periferia? 

A Milano si è iniziato a parlare di scali ferroviari durante la giunta di Gabriele Albertini. Al tempo era stato avviato  un accordo di programma che prevedeva la cessione di una parte di suolo urbano, che era di proprietà dei milanesi, alla Ferrovie dello Stato in cambio di un'opera pubblica di primario interesse e cioè la chiusura dell'anello ferroviario, la Circle Line.  Per la sua realizzazione ci sarebbero voluti un miliardo di euro. La giunta di Albertini alienava un pezzo di suolo di città, ma in cambio aveva un'opera pubblica di primario valore.

Nel 2015 l'accordo programma promosso dall’allora assessora Ada Lucia De Cesaris, prevedeva che non ci fosse una sostanziale opera pubblica significativa in cambio della edificabilità degli ex scali e di conseguenza alle casse del Comune sarebbe arrivato ben poco. L'accordo non passò in aula , ma nel 2017 venne  ripresentato dal successivo assessore Pierfrancesco Maran e fu votato in maniera bipartisan  da quasi tutto il consiglio comunale.

Nella primavera del 2017 evidenziai pubblicamente, anche in commissione consiliare, che l'accordo di programma degli scali ferroviari avrebbe generato  utili per FS Sistemi Urbani e per gli operatori immobiliari di oltre 1 miliardo di euro, ma che nelle casse del comune sarebbero arrivati solo  qualche decina di milioni di euro. Pochissimo. Eppure, lo sblocca Italia del 2014 specificava che, in caso di trasformazioni analoghe a quelle degli scali, metà degli utili generali sarebbero dovuti essere divisi tra operatori e Comune di Milano.

Durante tutto questo periodo, abbiamo poi presentato diversi esposti all'Anac e alla Corte dei Conti perché a nostro parere vi erano elementi che dovevano essere posti all'attenzione delle Autorità, tra questi elementi una compravendita fra fondi immobiliari nei queli era coinvolto anche Manfredi Catella che, tramite questa compravendita di una piccola area dentro agli Scali,  divenne di fatto parte del sistema di gestione e controllo dello sviluppo degli scali stessi.

Ma quale convenienza hanno avuto le Giunte ad accettare questo sistema? 

Ce lo chiediamo in tanti. L'unica risposta che mi do è che c'è una commistione di interessi tra finanza, economia, politica e anche i media. Relativamente alle indagini sull'urbanistica, secondo me, siamo solo agli inizi. Ci sono dei mandanti che devono essere ancora individuati. Ci sono interessi molto grandi, che riguardano allo stesso modo sia centro sinistra che centro destra. E se le accuse all'ex assessore all'Urbanistica, Giancarlo Tancredi, si rivelassero fondate, resto dell'opinione che non nasca tutto con lui, ma che sia solo il terminale di un sistema che va avanti da diverso tempo.

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