I ragazzi del carcere Beccaria costretti a mangiare coi piatti sulle ginocchia: la denuncia del garante

Nel carcere minorile Beccaria di Milano, i ragazzi in isolamento sono costretti a mangiare con i piatti sulle ginocchia perché il refettorio non funzionerebbe.
A cura di Ilaria Quattrone

I ragazzi in isolamento del carcere minorile Beccaria a Milano sono costretti a mangiare con i piatti sulle ginocchia: è quanto emerso nel report realizzato al termine della visita dal garante dei detenuti di Milano Francesco Maisto. Il refettorio, infatti, non funzionerebbe. Per sopperire a questa mancanza, era stata valutata l'idea di utilizzare i tavoli di plastica o a ribalta. Purtroppo, però, per ragioni di sicurezza non ci si può avvalere di questa possibilità.

Le carenze del carcere Beccaria

In ogni caso non si può in alcun modo giustificare il fatto che questi giovani siano costretti a pranzare e cenare in condizioni simili. Quest'ultima criticità si aggiunge a quelle emerse durante l'evasione dei sette ragazzi avvenuta nel periodo di Natale: non ci sarebbe alcun progetto educativo, la direttrice è una figura che – a causa di altri incarichi – non riesce a essere presente e c'è un elevato ricambio di agenti e comandanti, che chiedono spesso di essere trasferiti.

Le comunità rifiutano di occuparsi di questi ragazzi

Sembrerebbe inoltre che le comunità, contattate per il collocamento di questi giovani, spesso rifiutano di occuparsene perché non ci sono posti, perché sono casi particolarmente problematici o ancora sono minori non accompagnati. Solo nell'ultimo periodo sono stati registrati ben settanta no da parte delle comunità.

Il sovraffollamento

A questo si aggiunge che molti ragazzi, che arrivano al Beccaria, avrebbero "modalità relazionali molto aggressive" causate dall'uso della droga o, in alcuni casi, aggravate da problemi psichiatrici. C'è poi un problema di sovraffollamento: negli ultimi venticinque giorni sono stati arrestati ben 33 minorenni.

Nell'Istituto penitenziario ci sono sette giovani in più rispetto alla capienza massima. Sul totale, tre sono in isolamento: due avrebbero il Covid mentre uno aspetta di poter essere trasferito in una comunità. Ma al momento nessuna sembrerebbe essere disponibile. Unica nota positiva è che sembrerebbe che i lavori di ristrutturazione, dopo anni di ritardi e rinvii, sono terminati e i nuovi spazi saranno presto pronti.

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