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I disabili delle periferie di Milano lasciati senza bus: “Per noi la zona rossa non è finita”

Simone Gambirasio ha 37 anni ed è residente Cascina Merlata nel quartiere Gallaratese, a Milano. Gambirasio è disabile e vive su una carrozzina: da quando ha ripreso a uscire non può prendere i bus necessari a raggiungere la fermata della metro più vicina a lui. I bus urbani, per questioni legate alla pandemia, sono stati sostituiti da quelli turistici che non sono dotati di pedane: “Per me continua quindi la zona rossa”, racconta a Fanpage.it.
A cura di Ilaria Quattrone
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Sono undici le linee che non garantiscono mezzi adeguati ai disabili e gli anziani che popolano alcune periferie della città di Milano. Bus urbani che sono stati sostituiti, a causa della pandemia da Covid-19, da quelli turistici. Mezzi di proprietà di società private che non hanno pedane né sono idonei per persone con disabilità e difficoltà motorie: "Per me così, anche se la Lombardia è in zona bianca, è sempre zona rossa perché non posso muovermi da casa senza farmi aiutare", denuncia Simone Gambirasio a Fanpage.it.

I bus turistici non sono dotati di pedane

Gambirasio, 37 anni, disabile e residente a Cascina Merlata nel quartiere Gallaratese, da quando ha ripreso a uscire è costretto a percorre oltre un chilometro con la sua carrozzina per raggiungere la fermata della metro di Molino Dorino: "A causa della pandemia alcuni autobus sono stati integrati con quelli turistici che per intendersi sono i classici da gita scolastica. Questi non sono stati alternati con i precedenti e la decisione ha creato evidenti disagi. Io per prendere la metro, per esempio, devo farmi un chilometro con la carrozzina o pagarmi un autista privato che mi venga a prendere a casa o ancora chiedere uno strappo a un amico".

Atm: Consapevoli dei disagi, siamo mortificati

Atm, contattata sempre da Fanpage.it, a tal proposito ha spiegato: "Siamo consapevoli del problemi e molto mortificati. Purtroppo non possiamo mixare mezzi. Quelli privati infatti non hanno sensori e per loro è impossibile comunicare con la nostra sala operativa".

Il problema, ci tengono a specificare dall'azienda, riguarda solo le periferie e non il centro città e potrà essere risolto solo quando finirà lo stato di emergenza: "Fin quando avremo la capienza ridotta non potremo far altro. Abbiamo cercato di utilizzarli solo nelle periferie e in linee punto a punto che fanno poche fermate. Questi problemi non dipendono da noi. Stiamo anche potenziando i mezzi e a breve ci arriveranno i nuovi bus elettrici che sostituiranno i vecchi. Per risolvere il problema bisognerà aspettare la fine dello stato di emergenza".

Questa spiegazione è stata fornita sempre da Atm anche a Gambirasio: "Loro mi hanno chiamato e si sono scusati. Capisco che ci sia un disagio dovuto alla pandemia, ma non è giusto che questi vengano caricati sulle spalle di chi ha già un disagio. Non è un comportamento equo". Per il 37enne infatti questo è un modo per chiudere i problemi "nelle periferie".

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