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“Ho dovuto aspettare 2 anni la prima visita per certificare la dislessia di mio figlio”: il racconto di un padre

Una famiglia di Milano si è rivolta alla Uonpia nel settembre 2023 per chiedere la certificazione della dislessia del proprio figlio, che al tempo faceva la terza elementare. La prima visita gli è stata fissata a novembre 2025: “Ci hanno garantito che il documento arriverà entro la fine della quinta, ma ancora non c’è mai stato un intervento della sanità pubblica”.
A cura di Enrico Spaccini
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Foto di repertorio (da iStock)
Foto di repertorio (da iStock)

"Con la Uonpia dell'ospedale San Paolo di Milano siamo riusciti a parlare la prima volta nel settembre del 2023. Dovevamo prendere un appuntamento per far certificare la dislessia di nostro figlio e ce lo avevano fissato per novembre 2025. Quando abbiamo letto la data siamo crollati, perché abbiamo capito che il bambino non avrebbe mai avuto il supporto pubblico di cui aveva bisogno per le scuole elementari". A raccontare a Fanpage.it questa odissea, raccolta dalla trasmissione '37e2′ condotta da Vittorio Angoletto su Radio Popolare, è il padre di un ragazzino che il prossimo anno andrà alle scuole medie e che già dalla prima elementare aveva iniziato a manifestare alcune difficoltà a seguire le lezioni. "La dislessia può diventare un ostacolo importante, perché nostro figlio ancora oggi non sa leggere e scrivere come invece il percorso scolastico gli richiede", ha spiegato ancora il genitore, "per fortuna siamo riusciti a fargli seguire terapie di logopedia, psicopedagogia e con altri specialisti, ovviamente privatamente pagando, perché quando avremo la certificazione dalla Uonpia saranno passati ormai tre anni dalla richiesta". Infatti la Uonpia, ovvero NeuroPsichiatria dell'Infanzia e dell'Adoloscenza, svolge attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione in ambito neurologico, psichiatrico e neuropsicologico e si rivolge a bambini e ragazzi fino ai 18 anni di età. Solo questo ufficio, almeno fino ad oggi, ha la facoltà di rilasciare le certificazioni che consentono di richiedere un sostegno pubblico durante il percorso scolastico.

Le prime difficoltà del bambino e la necessità di una certificazione dalla sanità pubblica

Il bambino aveva iniziato a manifestare i primi problemi già dalla prima elementare. "Avevamo intuito che aveva difficoltà a seguire le lezioni", ha spiegato il padre, "e in seconda, siccome si era capito che faceva fatica a leggere e a scrivere, ci siamo rivolti a studi di logopedia. Ci siamo mossi privatamente perché potevamo farlo e perché con Uonpia, con cui avevamo già cercato di interloquire, non riuscivamo a entrare in contatto diretto".

Tra il secondo e il terzo anno di scuola primaria il bambino ha potuto iniziare, quindi, un percorso di terapia affidandosi a studi privati di specialisti. Durante gli incontri, però, era emerso che il disturbo sospettato in realtà era molto importante. "Ci era stato suggerito di far certificare il disturbo dell'apprendimento del bambino", ha continuato il padre, "certificazione che è avvenuta tramite uno studio privato con cui abbiamo lavorato all'incirca un anno. Poi, però, ci è stato spiegato che per avere un supporto a scuola, un sostegno, è necessario che quella certificazione dello studio privato venga validata o rifatta dal pubblico. Solo che il pubblico non la fa".

L'appuntamento a due anni di distanza e il sostegno privato

Così, a settembre 2023 i genitori del bambino si sono recati alla Uonpia del San Paolo. "Dopo tre ore di attesa ci hanno fissato l'appuntamento per novembre 2025″, ha spiegato il padre, "in quel momento abbiamo capito che non avrebbe mai avuto il supporto giusto per tutto il periodo delle scuole elementari". Mentre aspettavano il giorno della visita, i genitori del bambino si sono rivolti all'Associazione italiana dislessia (Aid) per avere i libri di testo in formato audio e ad affiancargli un accompagnamento adatto, anche questo privatamente.

"Così facendo è riuscito ad apprendere anche senza usare per forza la scrittura. Bastano un registratore vocale e un tablet e può fare i compiti come tutti gli altri", ha raccontato il padre, "mentre invece i primi tre anni veniva semplicemente messo da parte insieme agli altri bambini che avevano difficoltà. La scuola non è capace di lavorare con le differenze. Anche quando avrà una certificazione, verrà giudicato solo in base ai problemi che ha e non per le sue capacità".

La visita e la certificazione "entro la quinta elementare"

Arrivato allo scorso ottobre, il padre del bambino non riusciva a trovare la data esatta dell'appuntamento, dato che l'aveva segnata in un telefono che nel frattempo aveva perso. "Ho provato a telefonare alla Uonpia, ma o è occupato o non risponde nessuno", ha ricordato, "così ho deciso di andare lì di persona". Tuttavia, il ricevimento non avviene più di persona ma, appunto, solo telefonicamente: "C'era un'altra ragazza prima di me che mi ha detto che non si poteva entrare. Siamo rimasti fuori con l'orecchio attaccato alla porta per capire quando l'addetto avrebbe messo giù il telefono per chiamarlo subito dopo. È stato umiliante, ma ce l'ho fatta".

Alla fine, il bambino è stato visitato pochi giorni fa. "C'erano due bravissimi e umanissimi neuropsichiatri che hanno condotto l'incontro in modo estremamente competente", ha detto ancora il padre, "perché il problema non è la qualità degli specialisti, ma i tempi di attesa e la difficoltà di accesso ad essere allucinanti. Ancora oggi, di fatto, un intervento della sanità pubblica non c'è ancora stato. Dopo questa prima visita dovranno fare altri approfondimenti. Ci hanno garantito, a voce perché di scritto non abbiamo nulla, che la certificazione arriverà entro la fine della quinta elementare. Almeno alle medie entrerà con un'indicazione chiara".

"Subire uno svantaggio a questa età, è un danno che si porta dietro per tutta la vita"

"Per chiunque aspettare due anni per una visita è una situazione pesantissima, ma ci sono alcune situazioni in cui l'attesa è ancora peggiore", ha commentato a Fanpage.it Vittorio Agnoletto conduttore della trasmissione '37e2′ e docente di Globalizzazione e Politica della Salute all'Università degli Studi di Milano: "È il caso di un esame diagnostico che può determinare una diagnosi oncologica oppure, come in questa situazione, quando si parla di anni fondamentali per l'apprendimento e per la socializzazione di un bambino. Subire uno svantaggio a questa età, è un danno che una persona può portarsi dietro per tutta la vita".

Secondo Agnoletto, la storia di questo bambino che ha dovuto aspettare due anni per essere visitato dalla sanità pubblica "è la dimostrazione che un mancato rispetto del diritto universale alla salute crea una discriminazione sociale". In questo caso, infatti, la famiglia del ragazzino "aveva le competenze culturali e le disponibilità economiche per convincere la scuola a prendere un insegnante esterno pagato da loro, ma chi non ha queste possibilità come fa?". La soluzione, suggerita da Agnoletto, sarebbe pensare a "percorsi che permettano di fare le terapie nel privato convenzionato e poi passare direttamente alla Uonpia per dare la certificazione. Ad oggi, invece, se la Uonpia non ha posto, non viene iniziato nessun altro percorso alternativo e la terapia non viene iniziata".

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