Ha un tumore e viene licenziata per “mancanza di lavoro”, ma l’azienda assume altre 6 persone: la denuncia di Cgil

Una 55enne del Milanese è stata licenziata dopo aver scoperto di avere un tumore al seno. La donna, madre di un ragazzo di 18 anni, lavorava da 46 mesi per l'azienda Recuperator di Rescladina, in provincia di Milano, tramite un contratto in somministrazione. Interpellata dal sindacato Cgil, ha deciso di rendere pubblica la sua vicenda.
Partiamo dal principio. La 55enne è stata assunta tramite un'agenzia, a tempo indeterminato dall'1 gennaio 2023 presso l'azienda. All'inizio di quest'anno ha scoperto di avere un tumore al seno e, dopo un intervento e un ciclo di radioterapia, l'Inps le ha certificato il diritto a 2 ore giornaliere di permesso. Erogato a giugno, il diritto avrebbe avuto la validità di un anno. Negli ultimi mesi, la donna aveva quindi ripreso regolarmente il suo lavoro per 6 ore al giorno. La Nidil-Cgil ha spiegato che l'agenzia ha però deciso di interrompere il contratto il prossimo 4 novembre, a causa di "mancanza di lavoro".
Dopo aver chiesto spiegazioni, l'agenzia ha spiegato al sindacato che si tratta di una "scelta insindacabile" dell'azienda Recuperator, controllata dal gruppo Carel, che sostiene e ribadisce di avere un calo produttivo. "La realtà però è un'altra, perché dopo la cessazione della missione della lavoratrice, l'azienda ha assunto 6 nuove persone, di cui 3 nello stesso reparto in cui lei lavorava", commenta il sindacato.
La Recuperator ha poi aggiunto che la conclusione delle missioni del personale in somministrazione rientra nelle proprie facoltà e non richiede motivazioni. Se la donna fosse stata dipendente diretta dell'azienda, non sarebbe stato possibile un licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo.
La lavoratrice, con il supporto di Nidil-Cgil Ticino Olona e della Lombardia, ha deciso di rendere pubblica la sua vicenda, chiedendo al comitato etico del gruppo Carel di verificare se tale comportamento sia coerente con i principi del codice etico aziendale. Allo stesso tempo, si rivolge alla Consigliera di Parità della Regione Lombardia affinché valuti la correttezza di una condotta che penalizza una donna lavoratrice solo perché è una dipendente somministrata e reduce da un tumore.