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Gli negano una casa in affitto perché sono gay: “Fa male essere discriminati per quello che siamo”

Michael Ceglia e William Picciau sono due ragazzi di Milano a cui è stata negata una casa in affitto perché omosessuali. “L’agenzia immobiliare – riferiscono a Fanpage.it – ci ha contattati per dirci che il proprietario non voleva affittarci casa sua perché siamo una coppia gay, voleva una famiglia ‘normale'”.
A cura di Chiara Daffini
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William Picciau e Michael Ceglia
William Picciau e Michael Ceglia

La loro storia sta facendo il giro del web: 34 anni Michael, 38 William: si sono visti negare la possibilità di prendere una casa in affitto a Milano perché gay. Fanpage.it è stata a trovarli nel salone di parrucchieri in cui lavorano per farsi raccontare quanto accaduto.

Tutte le garanzie, tutte le condizioni

"Io e Michael – spiega William a Fanpage.it – è un po’ di tempo che cerchiamo una nuova casa, visto che quella dove stiamo da otto anni è un po’ piccola. Dopo svariate visite in alcuni appartamenti, abbiamo trovato un annuncio interessante. Michael si è presentato alla visita, durante la quale c'era anche il proprietario con l'agente immobiliare, e l'appartamento gli è sembrato perfetto, tanto che ha chiesto all’agente se fosse un problema che fossimo due ragazzi e lui ha risposto di no".

La sera stessa i due ragazzi scrivono una mail, come richiesto dal proprietario, raccontando la nostra storia individuale e di coppia, la loro attività e mettendo in allegato tutta la documentazione fiscale e non. "Come punto in più – precisa William – abbiamo messo i nostri genitori come garanti,  perché l'appartamento ci piaceva tantissimo e noi avevamo accettato tutte le condizioni".

Il sogno della nuova casa sembra quasi realizzato: l'agente immobiliare comunica a William e a Michael che le loro referenze sono piaciute e che nessun altro ha accettato tutte le condizioni imposte dal proprietario. Ma dopo una settimana la doccia fredda.

"Preferiamo una famiglia ‘normale'"

"Mia suocera – continua William -, che aveva trovato per noi l'annuncio, riceve una telefonata dall'agente immobiliare, che dice che la proprietà non vuole darci casa perché siamo una coppia omosessuale, vuole una famiglia più “normale” per evitare il vociferare del palazzo e qualsiasi tipo di problema inerente a avere due uomini in casa".

"Mia madre – aggiunge Michael – ha provato a chiedere un confronto con il proprietario della casa, invitandolo a venire nel nostro salone per vedere che siamo due persone per bene, che lavoriamo sodo, ma l'agente immobiliare ha ribadito che il proprietario era categoricamente convinto della scelta di non volere una coppia omosessuale".

"A me, personalmente – commenta William – essere etichettato come un festaiolo, una persona che porta scompiglio in un condominio, ha dato molto fastidio e mi ha fatto sentire, in questa circostanza, un po’ inadatto. Mi è rimasta tantissima rabbia, un po’ per non potermi difendere anche solo verbalmente e  chiedere spiegazioni, ma soprattutto per aver visto le nostre famiglie in lacrime, dispiaciute, perché i loro figli, ormai adulti, non possono avere una casa. Non la volevamo gratuitamente – conclude – Noi abbiamo un'attività, lavoriamo tutto il giorno".

"Raccontarci per riscattarci"

"Quando abbiamo ricevuto la chiamata di mia madre – ricorda Michael – ho reagito abbastanza freddamente perché sono abituato a questo tipo di attacchi omofobi, a differenza di Willy. Quello che mi ha sconvolto più è stato sentire mia madre in lacrime, mia sorella singhiozzare e vedere Willy andare su tutte le furie. Questo mi ha dato veramente molta ansia, perché quando toccano la tua famiglia diventa un dovere difendere".

"L'unico modo che avevamo per riscattarci – aggiunge Michael – era quello di raccontare la nostra storia, per sentirci un po’ meno aggravati da questo peso. Perché effettivamente sentirsi sbagliati, sentirsi in difetto per qualcosa che ti identifica come persona, non dovrebbe mai provarlo a nessuno".

"Se avessi di fronte il proprietario di casa – dice infine il ragazzo – cercherei di capire i motivi che l'hanno spinto a fare quello che ha fatto e di fargli capire che è sbagliato, perché tu sei liberissimo di affittare la casa a chi vuoi, sei liberissimo di pensare che io e Willy non siamo gli affittuari ideali, nessuno punta i piedi per avere quella casa. Ma scegliere di dire “Non potete essere miei affittuari perché siete omosessuali” è un grave errore, perché stai discriminando delle persone non per delle preferenze ma per quello che sono. C'è anche una legge a riguardo".

E se anche, dopo tutto questo tam tam mediatico, il proprietario cambiasse idea, adesso sono Michael e William risoluti: "Anche se ci facesse un’offerta migliore, non vorremmo più andare in quella casa".

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