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“Giusto sospendere la scuola per il Ramadan, qui facciamo integrazione”: la lettera dei docenti di Pioltello

“Strumentalizzata una decisione legittima. Noi lavoriamo per fare interazione tra culture”, scrivono i docenti dell’istituto Iqbal Masih di Pioltello (Milano), finito nella bufera dopo la scelta di chiudere la scuola per il Ramadan.
A cura di Francesca Del Boca
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Non si placa la polemica scoppiata a seguito della decisione del preside dell'istituto comprensivo Iqbal Masih di Pioltello (Milano) di disporre un giorno di chiusura per la fine del Ramadan, in occasione delle festività pasquali. Dopo la richiesta di fare un passo indietro da parte del Ministero dell'Istruzione, convocato dal ministro Valditara in persona, prendono posizione i docenti della scuola. E lo fanno attraverso una lettera. "Siamo indignati per la strumentalizzazione di una decisione legittima. Da anni lavoriamo per creare interazione tra culture diverse", scrivono.

Sul caso, del resto, è intervenuto Matteo Salvini in persona. "Una scelta inaccettabile, contro i nostri valori", ha tuonato il leader della Lega. Seguito a ruota dal presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana ("Se dovessimo rispettare le tradizioni di tutti saremmo costretti a chiudere ogni giorno, non ha senso seguire usanze altrui"). "La decisione nasce dall'analisi e dalle valutazioni del contesto territoriale con un'utenza multiculturale a predominanza araba e pakistana", controbatte oggi il corpo docenti, 200 insegnanti "con idee diverse" ma uniti nel fronteggiare le critiche piovute sul piccolo istituto dell'hinterland Milanese.

"Da giorni siamo in questa condizione e nessuno ci tutela dall’ondata di odio generata su stampa e social anche da parte di esponenti politici", denunciano inoltre i professori dell'istituto di Pioltello. "Ci sentiamo maltrattati, calpestati nei valori e nella dignità".

E ancora. "Lavoriamo per non fare scappare gli italiani, per non avere classi ghetto e per creare armonia ed interazione tra culture diverse, mai per annientare o sottomettere uno all'altro. Ci offendono certi commenti e ci feriscono perché operiamo ogni giorno nel rispetto dei valori costituzionali, per l'uguaglianza sostanziale e formale sancita dall'Articolo 3 della nostra prima legge”, si conclude così la lettera.

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