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“Fabrizio Corona aveva rapporti con il clan”: chi è William Alfonso Cerbo, il nuovo pentito del processo Hydra

Un nuovo pentito si è aggiunto alla lista per l’operazione antimafia Hydra, basata sull’ipotesi dell’esistenza di un “sistema mafioso lombardo” fondato sul patto tra Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra. William Alfonso Cerbo, avrebbe parlato del legame tra Tano Cantarella, il boss del clan dei “Carcagnusi”, con Fabrizio Corona.
A cura di Vittoria Brighenti
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Da sinistra: Fabrizio Corona e William Alfonso Cerbo
Da sinistra: Fabrizio Corona e William Alfonso Cerbo

Una nuova svolta nell'inchiesta Hydra, che ha messo in luce l'esistenza di un "sistema mafioso lombardo" fondato sul patto tra le tre mafie del Paese: Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra. Durante il processo, si è fatto avanti un nuovo pentito: William Alfonso Cerbo. L'uomo ha affermato che Gaetano Cantarella, detto Tano, uno storico affiliato al clan Mazzei che gestirebbe gli affari di Milano, avrebbe avuto "rapporti con Fabrizio Corona, che in più occasioni si rivolgeva" a lui "quando aveva problemi su Milano o, come in un caso, in cui Fabrizio Corona gli chiese un recupero credito di 70mila euro da fare a Palermo per una truffa patita da un amico". 

Chi è William Alfonso Cerbo

Gli inquirenti collocano William Alfonso Cerbo, soprannominato "Scarface", tra le fila del clan catanese dei "Carcagnusi", il gruppo con a capo Santo Mazzei. Dopo la morte del suo riferimento catanese Gaetano Cantarella, soprannominato "Tanu U' curtu", Cerbo si era avvicinato ai Senese, il clan della camorra di Roma.

L'imputato Cerbo, già arrestato due volte e condannato in Appello nel 2021 a 8 anni per associazione mafiosa, risulta aver avuto un ruolo nel risolvere questioni legate agli affari del "sistema lombardo". Ne è un esempio l'acquisizione delle quote di una società appartenenti a un socio catanese, avvenuta secondo gli inquirenti con modalità estorsive. A occuparsene sarebbero stati Giancarlo Vestiti (considerato dagli investigatori il referente in Lombardia del clan camorristico dei Senese), suo figlio Eduardo e Gioacchino Amico, socio della stessa ditta.

In un’intercettazione del 16 maggio 2020, i tre parlavano di aver fatto pressioni sulla vittima, minacciandola e vantando legami criminali in Sicilia. Durante la conversazione, hanno anche citato un “cugino” in Lombardia, termine che, secondo gli investigatori, si riferisce a Cerbo, indicato come una figura di pari livello rispetto a Giancarlo Vestiti e a Santo Crea (un settantenne ritenuto vicino alla ‘Ndrangheta, anche se mai condannato).

Nel primo verbale del 22 settembre, Cerbo aveva confermato la sua volontà di "intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia" e aveva ammesso la sua "partecipazione al reato associativo", ossia alla alleanza tra le tre mafie, "quale affiliato e collettore economico a Milano del clan Mazzei".

Le rilevazioni su Fabrizio Corona

Il pentito aveva poi depositato una memoria di 27 pagine in cui aveva confermato "tutti i reati di truffa e bancarotta" che ha fatto "per agevolare il clan", oltre che i suoi "rapporti" con Gaetano Cantarella, scomparso per un caso di "lupara bianca" il 3 febbraio del 2020. Rapporti, in particolare "legati dapprima al mondo delle discoteche". Da qui, il presunto legame con Fabrizio Corona.

Secondo le dichiarazioni di Cerbo, Tano avrebbe infatti avuto rapporti con il re dei paparazzi. Il pentito ha sottolineato che Corona si rivolgeva al boss dei Senese quando aveva problemi a Milano. Nelle ultime settimane inoltre, William Alfonso Cerbo ha confermato l'esistenza di un sistema collaborativo tra le tre mafie storiche tra Milano e Varese, con legami anche con il mandamento di Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra.

Questa mattina, venerdì 24 ottobre, nell'udienza a San Vittore, il procuratore Marcello Viola e i pm Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane hanno depositato i verbali di "Scarface" e hanno chiesto al giudice Emanuele Mancini di attivare i propri poteri istruttori d'ufficio per poterli acquisire e utilizzare nel processo in corso, che si sta svolgendo con rito abbreviato, che vede imputate circa una settantina di persone (gli altri sono in ordinaria udienza preliminare o patteggiano). Gli avvocati della difesa hanno chiesto più tempo per leggere questi verbali e valutare se vogliono chiedere altre prove o testimonianze da presentare nelle prossime udienze.

Che cos'è il processo Hydra

Il maxi procedimento Hydra, della Dda di Milano e dei carabinieri del nucleo investigativo, è un'inchiesta sulla "alleanza tra mafie" in Lombardia. Le indagini hanno portato al sequestro di oltre 225 milioni di euro e l'arresto di 11 persone. Le investigazioni, condotte dalla pm Alessandra Ceretti del nucleo investigativo dei carabinieri, riguardano 153 persone. L'ipotesi della direzione distrettuale antimafia è che esista un "sistema mafioso lombardo" basato su un patto tra Cosa Nostra, Camorra e ‘Ndrangheta.

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