Duemila ore di ferie non smaltite, ex dipendente in pensione fa ricorso a Varese: “Mi spettano 80mila euro”

Una richiesta da 80.270 mila euro (più interessi) per quasi duemila ore (e per la precisione 1.996,12) di ferie non godute. È il ricorso presentato al Tribunale di Varese da un ex dirigente della Provincia ora in pensione, che al termine del rapporto di lavoro ha chiesto il pagamento delle ferie maturate e non smaltite. Ma la Provincia di Varese non ci sta: "La monetizzazione delle ferie viene meno quando non siano state godute per scelta volontaria del dipendente, che in questo caso ha effettivamente avuto la possibilità di esercitare il diritto fondamentale delle ferie", è la posizione dell'ente pubblico, che ha quindi deciso di costituirsi in giudizio.
E così, all'interno del documento che affida il patrocinio dell’ente all’avvocato Daniele Albertini, si prende sì "atto dell’asserito e anomalo accumulo di ore di ferie", ma si richiamano anche passate sentenze della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato che danno torto all'ex dipendente, al tempo dirigente e quindi con libertà di movimento e di organizzazione delle ferie decisamente più ampia rispetto a un impiegato: la disciplina contrattuale delle amministrazioni non prevede infatti la definizione di un preciso inquadramento orario delle prestazioni lavorative dovute.
Senza contare che gli anni di lavoro dell'ex dipendente di Villa Recalcati (andato in pensione nel 2016) si collocherebbero anni e anni prima della pronuncia storica della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che nel 2024 sanciva il diritto per il dipendente pubblico all'indennizzo per le ferie maturate e non godute alla cessazione del rapporto di lavoro: fino all'intervento della Corte europea, che aveva ritenuto questa norma non compatibile con il diritto dell'Unione, le ferie non esercitate dal dipendente non venivano infatti liquidate per legge. Sentenza, tra l'altro, che è stata anche "corretta" un anno dopo dai giudici della Cassazione, che hanno specificato come questo diritto alla monetizzazione delle ferie venga però meno quando sia dimostrato che queste non sono state godute per scelta personale, e non come conseguenza di imposizioni o divieti subiti sul posto di lavoro. Il tutto se il datore di lavoro, nel tempo, ha ovviamente fatto in modo di far presente al suo dipendente l'importanza dello smaltimento delle ferie arretrate.