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Dentisti prescrivono protesi inutili e le fanno pagare il doppio: cinque arresti per corruzione

Dentisti compiacenti della sanità pubblica prescrivevano protesi inutili facendole pagare il doppio. In questo modo arricchivano un’azienda produttrice privata che li ricompensava con una percentuale. Cinque arresati, tra cui due odontoiatri.
A cura di Enrico Spaccini
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Immagine di repertorio
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Alcuni dentisti delle aziende sanitarie pubbliche lombarde prescrivevano protesi dentali inutili, o mai effettivamente impiantati, ai propri pazienti. In questo modo, andavano ad arricchire l'azienda fornitrice che poi li ricompensava con una percentuale calcolata sul fatturato procurato. Con questa accusa, 12 persone sono indagate per associazione a delinquere e corruzione. Cinque, di cui due odontoiatri, sono già finite agli arresti domiciliari.

Gli accordi tra la Wisil Latoor e i medici compiacenti

L'inchiesta del pubblico ministero Paolo Storari è coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. Dalle indagini è emerso come probabilmente sin dagli anni '90 l'azienda milanese Wisil Latoor srl, leader nel settore della produzione di protesi, abbia costruito un sistema di corruzione all'interno della sanità pubblica lombarda. Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano ha arrestato: Giorgio Coccolo, medico odontoiatra presso l'Azienda socio sanitaria territoriale di Milano nord; Gianfranco Colella, detto "l'imperatore", medico dentista presso l'ospedale Delmati di Sant'Angelo Lodigiano; tre dipendenti dell'azienda Wisil Latoor tra cui Roberta Rosaria Micciché, imprenditrice ritenuta dal giudice per le indagini preliminari Carlo Ottone De Marchi "promotrice e organizzatrice del programma criminoso".

Il sistema corruttivo: protesi mai impiantate, trattamenti mai effettuati

L'intero sistema si basava sulla compiacenza di alcuni medici della sanità pubblica. Questi prescrivevano ai propri pazienti protesi dentali che sapevano essere inutili e che spesso neanche impiantavano. O più semplicemente aggiungevano come voci accessorie trattamenti non effettuati, ma che il paziente ignaro comunque pagava. A loro volta, questi odontoiatri venivano "ripagati": o direttamente in contanti con buste consegnate a mano, o con una serie di sconti sull'acquisto di strumenti per laboratori. Come affermato dal gip, gli accordi corruttivi occulti emersi nell'inchiesta "hanno messo in evidenza il reiterato e stabile asservimento della funzione pubblica esercitata dai medici dipendenti di una struttura sanitaria pubblica agli interessi economici di una società privata fornitrice del materiale sanitario". Altre perquisizioni sono ancora in corso tra le province di Milano, Monza e Brianza e Varese.

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