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Omicidio Stefania Crotti, uccisa e bruciata

Delitto di Gorlago: l’omicida di Stefania Crotti ha covato il piano diabolico per molto tempo

Chiara Alessandri, l’omicida di Stefania Crotti, “ha covato, per un considerevole lasso temporale, una volontà soppressiva della rivale in amore”. A dirlo è il giudice di Brescia Alberto Pavan nelle motivazioni della sentenza con cui la Alessandri è stata condannata a 30 anni per l’omicidio della 42enne mamma di Gorlago, colpita a martellate e trovata bruciata nelle campagne di Erbusco.
A cura di Francesco Loiacono
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Chiara Alessandri (a sinistra) e Stefania Crotti, la mamma uccisa e bruciata a Gorlago.
Chiara Alessandri (a sinistra) e Stefania Crotti, la mamma uccisa e bruciata a Gorlago
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Sono state depositate le motivazioni della sentenza con cui Chiara Alessandri è stata condannata a 30 anni per l’omicidio di Stefania Crotti, 42enne mamma di Gorlago, in provincia di Bergamo, uccisa il 17 gennaio del 2019 e poi trovata carbonizzata nelle campagne di Erbusco, nel Bresciano. Secondo il giudice per l'udienza preliminare di Brescia (tribunale competente territorialmente) Alberto Pavan, l'assassina di Stefania "ha covato, per un considerevole lasso temporale, una volontà soppressiva della rivale in amore". Un piano diabolico pensato fin nei minimi dettagli e attuato anche grazie a un ignaro conoscente della Alessandri, che andò a prendere e poi portò nel suo garage la vittima con la scusa di una festa a sorpresa organizzata dal marito per chiarirsi. Proprio nel garage Stefania venne colpita a martellate dalla sua "rivale in amore", dato che Alessandri aveva avuto una breve relazione col marito della vittima. Poi l'omicida avrebbe portato Stefania, agonizzante ma ancora viva stando all'autopsia, nelle campagne di Erbusco, bruciandone il corpo.

Il marito di Stefania aveva definito vergognosa la condanna a 30 anni per la Alessandri

L'omicida ha sempre respinto quest'ultima accusa, mentre ha ammesso di aver colpito a martellate Stefania ma solo per difendersi. Gli indizi raccolti nei suoi confronti hanno però spinto il giudice a riconoscere la premeditazione: la Alessandri, come documentato anche da alcuni messaggi inviati al suo ex amante e marito di Stefania, era accecata da un "desiderio di vendetta" nei confronti della donna che riteneva la causa della fine della sua relazione sentimentale e che insultava anche pubblicamente: "È la più grande p… del paese", diceva in un audio. Per l'omicida, a sua volta madre di tre figli – una, invece, quella di Stefania – il pubblico ministero Teodoro Catananti aveva chiesto l'ergastolo: lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito abbreviato scelto dall'imputata ha poi portato alla condanna a 30 anni di carcere, una sentenza definita "vergognosa" dal marito della vittima e molto criticata da tutti i famigliari di Stefania.

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