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Ultime notizie sull'omicidio di Laura Ziliani

Dalla scomparsa all’arresto delle due figlie: cosa si sa sull’omicidio di Laura Ziliani

L’arresto per omicidio delle figlie di Laura Ziliani arriva cinque mesi dopo l’allarme, lanciato da loro stesse, della scomparsa della madre. In cinque mesi, giorno dopo giorno, gli inquirenti hanno ricostruito i dettagli di un omicidio che attende ancora le risposte alle ultime domande. Dal ritrovamento delle scarpe alle intercettazioni tra gli arrestati. Cosa è successo in questi mesi?
A cura di Giorgia Venturini
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Per cinque mesi Temù è stato con il fiato sospeso. Per cinque mesi i cittadini hanno cercato la loro compaesana Laura Ziliani tra le montagna per poi mettersi alla caccia dei suoi assassini. Perché ancor prima della conferma della Procura i cittadini del piccolo paesino di montagna in provincia di Brescia parlavano di omicidio: il sindaco a Fanpage.it Giuseppe Pasina già ai primi di luglio non credeva più all'ipotesi dell'incidente in montagna. Ma cosa è successo in questi cinque mesi? Per ricostruire giorno per giorno bisogna ritorna indietro a quel 8 maggio, quando scatta l'allarme della scomparsa della donna.

La scomparsa e l'ipotesi dell'incidente in montagna

È quasi l'ora di pranzo dell'8 maggio quando le due figlie dell'ex vigilessa Silvia e Paola Zani chiamano le forze dell'ordine per denunciare la scomparsa della madre: le due ragazze, di 27 e di 19 anni, raccontano che la madre era uscita per fare una passeggiata da un paio di ore lungo il sentiero che raggiunge la frazione di Villa Dalegno, senza però fare più ritorno. La maggiore racconta che ha iniziato a preoccuparsi perché aveva concordato con la madre di andare in discarica verso le 10 di mattina, ma non vedendola arrivare, e dopo averla chiamata più volte al telefono senza successo, ha iniziato a preoccuparsi. Nel racconto fornito dalle figlie, Laura Ziliani ha raggiunto la casa di Temù la sera del 7 maggio. Aveva parlato serenamente con loro e poi verso le 23.30 era andata a dormire. Laura si era poi svegliata presto, aveva fatto colazione e guardato i social sul telefono. Solo allora avrebbe deciso di andare a fare una passeggiata. Di lei poi nessuno ha più avuto notizie. Pochi minuti dopo la denuncia della scomparsa in tutto il comune scannato le ricerche ma della donna per giorni non si avrà nessuna traccia.

La email dell'anonimo e il ritrovamento delle due scarpe

È il 16 maggio quando all'indirizzo della posta elettronica della polizia locale della Valle Camonica arriva un messaggio firmato da un anonimo in cui segnalava di aver visto la mattina dell'8 maggio il vicino di casa prendere dalla macchina sulle spalle una signora priva di sensi. Solo il giorno successivo – scrive l'anonimo – ha saputo che si trattava di Laura Ziliani: confessa di essere stato pagato per non farne parola con nessuno ma che era a negoziare un accordo e parlare. La polizia cerca così di risalire all'identità del mittente della email, senza però mai riuscirci. Intanto di Laura ancora nessuna traccia. O almeno fino al 23 maggio quando viene ritrovata una scarpa nel letto del torrente Fiumeclo sempre Temù.  A riconoscere la scarpa della madre è Silvia Zani precisando di non sapere dove si trovasse l'altra: già da questo particolari per gli inquirenti si fa sempre più probabile l'ipotesi che sia stato qualcuno a posizionare la scarpa sul luogo del ritrovamento. La svolta nelle indagini arriva il 25 maggio quando un residente di Temù racconta di aver visto una coppia raggirarsi in un area boschiva agendo con fare molto sospetto. Così, una volta allontanata la coppia, era entrato lui stesso nel bosco: qui è stata ritrovata l'altra scarpa dell'ex vigilessa. Un altro indumento di Laura, un paio di jeans, "compare" nel letto del torrente Fiumeclo il 10 giugno.

Le intercettazioni tra le sorelle pochi giorni dopo la scomparsa

A insospettire gli inquirenti è soprattutto un'intercettazione tra le due sorella Zani il 26 maggio, neanche venti giorni dopo la scomparsa della madre. Le due si congratulavano per i soldi che avrebbero incassato dopo aver concluso una trattativa per la locazione di un appartamento di Temù con l'aiuto del fidanzato della sorella maggiore Mirto Milani, anche lui alla fine finito in manette con l'accusa di omicidio e di occultamento di cadavere. "Con questo soldi ci paghiamo l'anticipo di una macchina nuova e andiamo a fare una vacanza", esultano le sorelle durante un'intercettazione captata dagli inquirenti. Le due non mostravano alcun segno di turbamento sulla sorte della madre: la cui unica preoccupazione sembrava rivolta agli aspetti economici della vicenda. Solo a fine giugno però si diffonde la notizia che due delle tre figlie di Laura Ziliani sono iscritte al registro degli indagati con l'accusa di omicidio. Le forze dell'ordine in un primo momento non avevano eseguito nessun fermo e per questo fino a settembre le due ragazze si trovavano in stato di libertà.

Il ritrovamento del corpo di Laura Ziliani

Passano ancora qualche giorni ma tutto cambia  domenica 8 agosto quando alcuni passanti di Temù notano il corpo di una donna in un torrente a pochi passi dal paese. Subito partono le analisi sul cadavere e il 17 agosto arriva la conferma anche del Dna: si tratta di Laura Ziliani. Il risultato è stato depositato in Procura dai medici di medicina legale degli Spedali Civili di Brescia. Nei giorni precedenti era stata eseguita l'autopsia che aveva già confermato che il corpo appartenesse all'ex vigilessa: in quel caso, il riconoscimento era avvenuto grazie a una ciste trovata sotto il piede destro. Il 24 settembre gli inquirenti e i carabinieri fanno scattare l'arresto di Silvia e Paola Zani, e del fidanzato della maggiore Mirto Milani, con l'accusa di omicidio e di occultamento di cadavere. La Procura svela come i tre si siano documentati sul web per commettere l'omicidio perfetto e come abbiano cercato di depistare le indagini con false testimonianze. Il tutto con una "freddezza non comune".

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