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Cremona, primo paziente deceduto per febbre del Nilo: era ricoverato in terapia intensiva

Un uomo di ottant’anni è deceduto dopo aver contratto la febbre del Nilo, un virus che si trasmette tramite le punture delle normali zanzare. A renderlo noto è il primario di Pneumologia dell’ospedale Maggiore di Cremona, dove l’uomo era stato ricoverato in terapia intensiva. Migliorano invece le condizioni un 70enne, ora spostato in Pneumologia.
A cura di Filippo M. Capra
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È morto il primo paziente affetto dalla febbre del Nilo, il virus che si trasmette attraverso le comuni zanzare e che provoca sintomi simil-influenzali con degenerazione, nei casi più gravi, del sistema pneumologico dell'organismo. Come comunicato dal primario di Pneumologia dell'ospedale Maggiore di Cremona, alla Provincia di Cremona, Giancarlo Bosio, il paziente deceduto è "un ottantenne che non ce l'ha fatta". L'uomo era ricoverato in terapia intensiva dove negli ultimi giorni era stato raggiunto da un altro paziente di 70 anni che, fortunatamente, si sta riprendendo. Questi è stato infatti trasferito in Pneumologia e i medici stanno studiando il suo percorso riabilitativo. Diversi sono i casi, registrati anche e soprattutto nel Lodigiano, di febbre del Nilo, altrimenti nota come West Nile, accomunata al Covid solo per il semplice fatto che "anche per quello non c'è cura", spiega Bosio. Comunque, nella stragrande maggioranza dei casi, il virus non crea grandi problemi.

Tredici casi nel Lodigiano: 9 erano ricoverati in ospedale

Nel Lodigiano intanto erano già 13 i casi di febbre del Nilo, allo scorso 19 agosto. A renderlo noto era stata l'Ats di Milano che è di competenza anche nella provincia di Lodi. Nove di loro erano ricoverati in ospedale, mentre una donna era già migliorata a tal punto da essere dimessa per proseguire le cure presso il proprio domicilio. Altri tre individui, invece, si trovavano già casa. Per limitare al massimo la diffusione di questo virus, dopo l'ecatombe Covid, il Comune di Lodi aveva disposto interventi straordinari di disinfestazione e di bonifica ambientale nelle due aree in cui risiedono i due malati. Ancora una volta, l'amministrazione aveva raccomandato ai cittadini di "ricordarsi di svuotare i sottovasi e gli annafiatoi, dove l'acqua piovana potrebbe accumularsi, eseguire frequenti sfalci dell'erba nei giardini, ridurre, nei limiti del possibile, gli innaffiamenti, mantenere in efficienza le grondaie e i tombini nei cortili, che periodicamente devono essere trattati con prodotti antilarvali, eseguire cicli di trattamenti adulticidi".

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