Costretto a trasferirsi al Nord per fare il prof: “800 euro solo d’affitto, non restava nulla per la mia famiglia”

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In Italia aumenta tutto tranne gli stipendi. L'utilizzo di questa frase ormai sfiora il luogo comune, eppure è una realtà che colpisce numerose classi di lavoratori. Gli insegnanti per esempio, soprattutto coloro che cercano "fortuna" al nord e vivono da fuori sede, magari lontani dalla famiglia e dagli affetti. Non si parla di ragazzi neolaureati che si allontanano da casa per fare esperienza, ma di persone spesso tra i cinquanta e i sessant'anni che sono costrette ad allontanarsi per svolgere il mestiere per cui hanno studiato.
La testimonianza di Fabrizio
Fabrizio (nome di fantasia) è riuscito a tornare al sud per un anno grazie alla legge 104, che gli permette di stare vicino a sua figlia disabile. La sua condizione famigliare gli ha permesso di scavalcare i colleghi in graduatoria, ma è comunque una sistemazione a tempo determinato. Dal primo settembre 2026 la scuola potrebbe non confermargli la cosiddetta assegnazione provvisoria e in quel caso Fabrizio dovrà tornare a Treviglio sperando in un successivo miracolo. A più di cinquant'anni. "Treviglio non ha il mercato immobiliare di Milano, ma come prezzi ci si sta avvicinando – sostiene il professore a Fanpage.it -. Solo di affitto se ne andavano 700-800 euro e mi restava molto poco da inviare alla mia famiglia". Ma Fabrizio non è solo: "Più o meno il 40 per cento dei miei colleghi a Treviglio è meridionale e cerca di acquisire punti per vincere una cattedra al sud".
Il sostegno del Cnddu
Non mancano le associazioni che si battono per migliorare le condizioni dei docenti fuori sede. Romano Pesavento, direttore del coordinamento nazionale docenti per i diritti umani (Cnddu) ha rivelato a Fanpage.it che chiede da più o meno un decennio di adottare delle contromisure per migliorare le condizioni dei docenti che sono costretti a lavorare lontani dalla loro città d'origine. Condizioni che sono peggiorate con il carovita post-covid che ha colpito le grandi città italiane e non solo. "Se tu mi chiedi di vivere tanti anni in un posto – afferma Pesavento – poi mi devi mettere in condizione di vivere degnamente. Noi chiediamo quantomeno degli sgravi fiscali per attutire i costi di chi non può avvicinarsi a casa per mancanza di cattedre".
La (non) mobilità della scuola
Sono tantissimi gli insegnanti che vivono questi disagi, anche perché è difficile consentire la mobilità in un settore così impantanato come la scuola. Gran parte dei professori provenienti dal sud sognano una cattedra al sud. Stesso stipendio di chi lavora a Milano, ma un costo della vita infinitamente più basso. Purtroppo però in pochi riescono ad avvicinarsi a casa, soprattutto se insegnano materie di nicchia come possono essere il diritto o l'economia. Come ci spiega Pesavento: "Negli ultimi dieci anni solo una cinquantina di professori di diritto sono riusciti a trasferirsi in una scuola nella propria zona d'origine su migliaia che hanno fatto la richiesta". Molti professori sono dentro a una trappola che può durare decenni. Nonostante siano di ruolo, continuano a vivere da precari. Precari col posto fisso.