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Cos’è il modello Venezia che Sala vuole adottare per limitare gli affitti brevi a Milano

Un freno agli affitti brevi turistici per incentivare quelli destinati a chi Milano ci vuole vivere. È la strategia alla quale Beppe Sala e la sua giunta sta lavorando per combattere il caro vita, ispirandosi a Venezia.
A cura di Enrico Spaccini
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Il sindaco di Milano Beppe Sala (LaPresse)
Il sindaco di Milano Beppe Sala (LaPresse)

Milano assomiglierà di più a Venezia entro i prossimi tre anni. Nessuna amministrazione comunale riuscirà mai a portare la laguna nel capoluogo lombardo, ma impresa più realizzabile potrebbe essere importare strategie per combattere il caro affitti. Durante la prima giornata del Forum dell'Abitare, che si è svolta ieri lunedì 20 marzo al Base di via Bergognone, il sindaco Beppe Sala e l'assessore alla Casa Pierfrancesco Maran hanno introdotto quella che potrebbe essere la prossima strategia da applicare nel mercato immobiliare cittadino. In poche parole, quello che vuole fare Palazzo Marino è limitare gli affitti brevi degli appartamenti a scopo turistico e incentivare un aumento dell'offerta per chi a Milano ci vuole vivere.

La proposta di Venezia

La prima a pensare questa soluzione è stata, appunto, Venezia. Ci sono portali, uno su tutti Airbnb, che facilitano la comunicazione tra proprietari di case e persone, di solito turisti, che vogliono stare in una determinata città per una manciata di giorni. Questo tipo di tecnologia ha portato negli anni al fenomeno che viene definito come "affitti selvaggi".

"Le case nella formula dell'affitto breve sono tra il centro e la circonvallazione esterna", ha fatto notare Sala presentando i dati di un'analisi effettuata dal Comune, "si tratta di un tema molto sentito dai sindaci di varie metropoli in tutto il mondo, Venezia, non a caso, ha fatto una richiesta di regolamentazione al Governo".

Quella proposta dalla Serenissima prevede un limite agli appartamenti, che non possano essere affittati ai turisti per più di 120 o 180 giorni all'anno.

Stop agli affitti brevi dalla terza casa in poi

A Milano, invece, si pensa proprio di ridurre il numero degli appartamenti destinati solo ai turisti. L'offerta attuale è di 15mila, "il doppio delle case ora pianificate in edilizia convenzionata" fa notare Maran, e quindi si pensa di consentire questo tipo di affitti brevi solo per la seconda casa di un privato, vietandola dalla terza in poi.

Così facendo, si potrebbe mettere un freno alle speculazioni di società immobiliari o di privati con tanti alloggi di proprietà. "L'obiettivo finale", continua l'assessore, "è che una parte di quei 15mila alloggi per ora destinati solo ai turisti, venga affittato a lavoratori e studenti che vivono a Milano". "Noi non vogliamo metterci contro il piccolo proprietario immobiliare che ha un singolo appartamento da 50 metri quadrati da affittare", conclude invece Sala, "ma puntiamo a regolamentare il settore".

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