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Cosa sta succedendo al San Raffaele di Milano: sull’ospedale modello scatta l’indagine di Ats

L’Ats di Milano, per conto di Regione Lombardia, ha avviato un’indagine per capire cos’è successo all’ospedale San Raffaele.
A cura di Ilaria Quattrone
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L'ospedale San Raffaele di Milano è al centro di un'indagine dell'Agenzia di tutela della salute della città metropolitana di Milano per conto di Regione Lombardia. Il motivo? Il caos causato dall'affidamento del servizio infermieristico previsto per i reparti di Medicina ad alta intensità, Medicina di cure intensive e Admission room a una cooperativa esterna che avrebbe mandato in tilt i suddetti reparti. Il personale di questo ente, infatti, non avrebbe avuto le competenze necessarie a trattare pazienti, le cui condizioni – proprio per la tipologia dei reparti – sarebbero state gravissime. Sarebbero stati commessi "gravi fatti" tra il 6 e il 7 dicembre, tanto che l'amministratore unico dell'ospedale, Francesco Galli, ha rassegnato ieri sera le dimissioni.

Quanto accaduto nella notte tra il 6 e il 7 dicembre, ha spinto infatti il gruppo San Donato spa, che gestisce l'ospedale, alla convocazione di un consiglio d'amministrazione urgente. Durante questo, è stata votata all'unanimità la procedura di revoca nei confronti di Galli che, venuto a conoscenza di quanto stava accadendo, ha comunicato le sue dimissioni. Al suo posto, è stato scelto l'ingegnere Marco Centenari, attuale amministratore delegato del gruppo San Donato, che in passato è stato già Ceo di Istituti clinici a Pavia e a Brescia oltre che di GSD Sistemi e Servizi Scarl (sempre del gruppo San Donato) che di altre cliniche a Bologna.

L'affidamento del servizio infermieristico

Facciamo un passo indietro. Dopo l'acquisizione dell'ospedale da parte del gruppo San Donato, avvenuta nel 2012, i rapporti tra i sindacati e la proprietà si erano appianati. La nomina dell'ormai ex amministratore del San Raffaele ha riportato tensioni e criticità. Galli, vicino a Comunione e Liberazione, aveva deciso di introdurre un limite quotidiano agli accessi ai punti prelievi e per le pulizie e manutenzioni, scelto di affidarsi a cooperative esterne. Infine la decisione di affidare il servizio infermieristico dei tre reparti a una cooperativa esterna. Una decisione che era stata sconsigliata dal personale interno. I loro suggerimenti però non sono stati ascoltati. E, infatti, tra il 6 e il 7 dicembre sono stati commessi alcuni errori che hanno messo in serio pericolo diversi pazienti. Sembrerebbe che un'operatrice non conoscesse bene la lingua italiana, ma soprattutto non conoscesse i nomi di alcuni preparati tanto da confonderne alcuni e da somministrare dosi dieci volte superiori ai limiti indicati. 

Ancora, un'altra operatrice non sapeva gestire la ventilazione di un malato. Situazioni che hanno portato in tilt i reparti: è stato necessario bloccare i nuovi accessi al reparto e smistare alcuni pazienti. Addirittura per sopperire agli errori, sarebbero stati offerti gettoni da seicento euro per i turni diurni e di mille euro per i turni notturni agli operatori disponibili a lavorare per sopperire all'emergenza.

Il consiglio d'amministrazione d'urgenza

Da qui, poi la decisione del gruppo di convocare un consiglio d'amministrazione d'urgenza e, soprattutto, la decisione di Regione di avviare un'indagine per capire cosa sia successo.

Su quanto accaduto, si sono espressi diversi sindacati e organizzazioni. "Quando si decide di affidare reparti ad altissima intensità di cura a processi di esternalizzazione, non accompagnati da garanzie rigorose di competenza, formazione e integrazione si espone la vita delle persone a rischi che non possono essere accettati. Qui non si tratta solo di organizzazione: qui, se i fatti fossero confermati, verrebbe meno l’essenza stessa della sicurezza assistenziale. La professione infermieristica non si improvvisa e non può essere trattata come un servizio generico", ha dichiarato il presidente del Nursing Up, Antonio De Palma.

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