video suggerito
video suggerito

Cosa sta succedendo al carcere di Bollate e perché il suo modello è a rischio con l’arrivo di oltre 100 detenuti

Il trasferimento “temporaneo” di circa 140 detenuti al carcere di Bollate potrebbe compromettere il suo modello rieducativo. Ecco cosa sta succedendo.
A cura di Giulia Ghirardi
9 CONDIVISIONI
Carcere di Bollate
Carcere di Bollate

Negli ultimi vent’anni il carcere di Bollate si è affermato come l’eccezione che conferma la regola: un istituto capace di mettere al centro la rieducazione della persona, il lavoro e la responsabilizzazione dei detenuti. Un vero e proprio modello virtuoso capace di puntare alla funzione rieducativa che dovrebbe essere sottesa alla detenzione, evitando di concepire la pena come puro contenimento. Oggi, però, questo modello potrebbe essere a rischio.

Qualche giorno fa, infatti, è stato segnalato a Fanpage.it il trasferimento a Bollate di circa 140 detenuti provenienti da San Vittore. Uno spostamento che, sulla carta, risulta essere "temporaneo", ma che ha già costretto l’istituto a riorganizzare spazi, celle e regole interne. Un intervento tampone dettato dall’urgenza che, però, rischia di avere conseguenze ben più profonde sul carcere che per anni è stato considerato un modello virtuoso a livello nazionale.

Cosa sta succedendo a Bollate

Tutto nasce da un’emergenza contingente. Qualche giorno fa a San Vittore, uno dei principali carceri milanesi, alcuni agenti hanno avvertito calore anomalo e individuato delle fiamme in un'intercapedine. Così è stato scoperto un grave problema all’impianto elettrico che ha reso inagibile un intero reparto del carcere. La diretta conseguenza è stata lo spostamento immediato di circa 140 detenuti, trasferiti "temporaneamente" a Bollate. Una soluzione logistica, dettata dalla "vicinanza geografica e dal fatto che Bollate risultava meno sovraffollato rispetto ad altri istituti", ha spiegato a Fanpage.it Luigi Pagano, Garante dei detenuti di Milano.

Il termine "temporaneo", però, in carcere è spesso elastico. E, infatti, oggi nessuno è in grado di dire con certezza quanto si prolungherà questa situazione. I danni strutturali a San Vittore sono seri: serviranno perizie, appalti, fondi e lavori. "Tempi lunghi", ha commentato il Garante a Fanpage.it, sottolineando che non si tratterà di un intervento rapido.

Il modello Bollate è a rischio?

Nel frattempo, Bollate ha dovuto assorbire l’urto dell'emergenza. Oggi il carcere conta circa 1640 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 1400. Un sovraffollamento che, se paragonato ad altre realtà italiane, potrebbe sembrare fisiologico, ma che per Bollate rappresenta una novità potenzialmente pericolosa.

Chi conosce Bollate sa, infatti, che il sovraffollamento non è mai stato parte del suo Dna. Celle pensate per una o due persone oggi ne ospitano quattro, cinque, in alcuni casi perfino otto. Un cambiamento che pesa non solo sugli spazi, ma anche sugli equilibri perché l’arrivo di nuovi detenuti, alcuni con fragilità psichiatriche o problemi di tossicodipendenza, ha creato alcune tensioni. Così, per evitare che la situazione degeneri e che venga messo in discussione l’impianto stesso del modello Bollate, l’amministrazione ha scelto una linea di contenimento: meno libertà di movimento tra i piani, più controllo, e l'invito a una convivenza pacifica. Una sorta di "piccolo SOS Bollate", come lo hanno definito dall’interno.

Il punto della questione, infatti, non è solo gestire l’emergenza. Il punto è capire se ci si trovi davvero di fronte a una parentesi o all’inizio di una trasformazione strutturale. Perché Bollate funziona proprio grazie a un equilibrio delicato: numeri sostenibili, risorse adeguate, un clima interno basato sulla fiducia e la responsabilità. Aumentare i detenuti significa ridurre, inevitabilmente, le risorse pro capite. E questo, secondo Pagano, "pone il rischio concreto di compromettere il virtuosismo dell’istituto". "Non è una situazione che può essere estesa all’infinito, anche per limiti strutturali: spazi, servizi, personale sono tarati per un certo numero di persone", ha aggiunto a Fanpage.it.

Il continuo ricorrere a soluzioni tampone fa temere che Bollate venga utilizzato come valvola di sfogo del sistema, l’istituto "che regge tutto" perché funziona. Ma fino a quando? Il rischio, secondo chi vive e osserva da vicino questa realtà, è che l’eccezione venga normalizzata, che Bollate venga progressivamente assimilato a "uno dei tanti carceri", cancellando così i tanti risultati costruiti negli ultimi anni.

"L’esperimento Bollate non è in discussione", ha però rassicurato il direttore del carcere, Giorgio Leggieri. "È vero che i numeri sono tanti, ma non è una condizione sufficiente a mettere in discussione il modello organizzativo dell'Istituto". La speranza, dunque, è che Leggieri abbia ragione e che la situazione sia effettivamente "temporanea" e "sotto controllo". Il pericolo, altrimenti, è che Bollate smetta di essere un laboratorio di rieducazione per trasformarsi nell’ennesima risposta emergenziale a un sistema penitenziario ormai in affanno.

9 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views