Cosa sappiamo sul caso della maschera del Teatro alla Scala licenziata dopo che ha gridato “Palestina libera”

Una delle maschere del Teatro alla Scala di Milano è stata licenziata per aver gridato "Palestina Libera" in occasione del "concerto inaugurale della 58esima assemblea dell’Asian Development Bank organizzato dal MEF (Ministero dell'economia e delle finanze) a cui hanno partecipato la premier Giorgia Meloni e il Ministro dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti", ha raccontato a Fanpage.it l'avvocato Gianni Giovannelli, legale della maschera. "Il licenziamento è conseguenza del fatto che vi siano diversi interessi economici e diplomatici. Israele, infatti, è il 69esimo membro della Asian Development Bank con il ministro Bezalel Smotrich".
Secondo quanto ricostruito dall'avvocato, l'evento del 4 maggio era infatti un evento a inviti, non aperto al pubblico, organizzato per l’Asian Development Bank. "L'Asian Development Bank nasce con lo scopo di favorire aiuti nei Paesi più deboli", ha spiegato Giovannelli a Fanpage.it. "Ma è anche vero che muove investimenti che interessano diversi governi, compreso quello italiano. La decisione della premier Meloni e del Ministro Giorgetti di partecipare a questo evento deriva proprio da qui, dagli interessi economici e diplomatici che interessano il governo italiano, compreso quelli con Israele".
È in questo scenario che una delle maschere presenti in Teatro avrebbe lasciato il proprio posto per salire in galleria e urlare "Palestina libera" per protestare contro questi interessi economici e la posizione politica tenuta dall'Italia nei confronti della guerra e del genocidio che si sta consumando a Gaza. La ragazza è stata, però, bloccata e, subito dopo, le è stato comunicato il licenziamento. "Evidentemente per la direzione la giovane ha detto qualcosa da punire severamente. Nel provvedimento di licenziamento, firmato dal sovrintendente Fortunato Ortombina, viene sottolineato che ha tradito la fiducia disobbedendo a ordini di servizio", hanno riferito in merito i sindacalisti di Cub (Confederazione Unitaria di Base) Informazione e Spettacolo del teatro.
Al momento, la Confederazione sta mettendo in campo tutte le azioni sindacali atte a difendere la maschera "a cui va la nostra massima solidarietà", hanno scritto. "Difenderemo il diritto al lavoro e il diritto a manifestare il proprio pensiero. In questo Teatro sembra di assistere al restringimento di tutti gli spazi democratici in sintonia col decreto sicurezza che il governo ha appena sfornato". E dopo tutto ciò che è successo, "stupisce il silenzio messo in atto dalla premier e dal Ministro", ha rincarato l'avvocato Giovannelli a Fanpage.it. "Questo dovrebbe far riflettere" sulla libertà d'espressione e di pensiero che è accettata, ma soltanto se entro determinati confini.
Proprio per questo, per protestare contro questo "restringimento degli spazi democratici" oggi, martedì 3 giugno, è stato organizzato un flash mob alle ore 12:30 ai laboratori Ansaldo della Scala per chiedere il reintegro della maschera e, nel frattempo, è stata lanciata una raccolta firme di sostegno dal sindacato. "Su circa un migliaio di maestranze della Scala, già 600 hanno sottoscritto la raccolta firme per esprimere la propria solidarietà e non lasciare che chi ha il coraggio di esprimere le proprie idee sia lasciato solo", ha concluso Giovannelli a Fanpage.it.