Cosa è successo tra Antonio Tajani e il sindaco Giuseppe Sala e cosa c’entra il “Salva Milano”

Tutti vogliono salvare Milano, ognuno a modo suo. Il ministro degli Esteri e presidente di Forza Italia Antonio Tajani con un commissario speciale che "sbrogli la matassa" di un'urbanistica impanata tra le sue decine di processi, il sindaco Giuseppe Sala affermando che il problema della città non possa più essere risolto localmente, di certo non con un commissario, ma che servirebbero delle leggi nazionali, visto che molte altre amministrazioni soffrono dello stesso immobilismo dei cantieri milanesi bloccati da anni per questioni giudiziarie.
Le parole di Antonio Tajani
"Noi non possiamo accettare che Milano si fermi". Così Tajani ha motivato la sua intenzione di riprendere in mano quella sanatoria detta "Salva Milano". "Ci sono dei problemi all'interno della maggioranza di sinistra – ha affermato il presidente di Forza Italia alla fine di un convegno alla Camera -, perché ci sono dei cittadini onesti, perbene, che hanno fatto gli investimenti e i loro soldi rischiano di andare in fumo. Questo non può assolutamente essere accettato. Poi Milano è la città più internazionale che abbiamo dal punto di vista economico e va tutelata". La sua soluzione sarebbe quella di nominare un commissario che possa sbloccare cantieri, progetti, case già acquistate dalla gente e mai realizzate.
La posizione di Beppe Sala
Per Sala però la questione è molto più complessa: "Non la risolverebbe certamente un Commissario. Semmai il vice primo ministro si renda conto che stiamo parlando di un problema italiano e non solo milanese, dovendo le amministrazioni fare i conti con un groviglio di leggi in materia urbanistica", ha scritto sui social.
La posizione del sindaco di centrosinistra è particolare se si considera che proprio lui e la sua giunta erano i promotori del "Salva Milano", che avrebbe sbloccato progetti, interrotti da magistratura e burocrazie. Poi tutti i vari e complessi filoni della maxi inchiesta urbanistica, tra presunti illeciti e scambi controversi tra pubblico e privato, arresti ottenuti e poi revocati, hanno spinto il sindaco "con le mani pulite" a cambiare completamente idea.
Il Salva Milano è attualmente arenato in Senato, in attesa di approvazione. Per il centrosinistra non è più la strada da seguire.
Il battibecco a distanza tra Tajani e Sala risulta un po' come uno scaricarsi a vicenda delle responsabilità. Chi rappresenta il nazionale sostiene che i problemi si debbano risolvere localmente, chi rappresenta il locale invoca l'intervento del governo. Nel frattempo i cantieri, giustamente o meno, restano in città a prendere polvere.