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Como, ospedale Valduce allo stremo: “Avanti così qualcuno si farà l’infarto o l’ictus a casa”

“Siamo allo stremo, i nostri pronto soccorso sono al limite. Se andiamo avanti così qualcuno si farà l’infarto o l’ictus a casa”. È l’allarme lanciato da Claudio Zanon, direttore sanitario dell’ospedale Valduce di Como, intervistato da Fanpage.it. Gli ospedali comaschi, come quelli di Varese e Monza, sono sottoposti da giorni a una pressione eccezionale. “A un certo punto le strutture non ce la fanno. Se non abbassiamo la curva dei contagi il sistema non regge”.
A cura di Simone Gorla
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"Noi siamo allo stremo. L'ospedale Sant'Anna è in una situazione complicatissima. A Erba il pronto soccorso dichiara il default un giorno su due. Varese non ce la fa più. Monza chiede l'intervento dei militari. Questa è la drammatica situazione. Questo triangolo è pesantemente colpito". Claudio Zanon, Direttore sanitario dell'ospedale Valduce di Como, intervistato da Fanpage.it non nasconde la preoccupazione per gli sviluppi dell'emergenza Coronavirus nella sua provincia. Un territorio pesantemente colpito dalla seconda ondata del contagio, dove martedì 10 novembre i nuovi casi rilevati sono stati 1.356, un numero da record, e i posti letto nei reparti e nelle terapie intensive sono occupati già dalla fine della scorsa settimana.

Venerdì aveva detto "senza aiuto sarò costretto a decidere chi intubare": sono arrivate risposte?

In questo momento stiamo reggendo, ma i nostri pronto soccorso sono al limite. Tutti gli appelli fatti dagli operatori sanitari del triangolo Varese-Como-Monza, che risulta essere colpito come Bergamo nella prima ondata, hanno sortito gli effetti e oggi da lunedì una parte dei pazienti viene inviata nelle altre province lombarde.

Quanti sono i ricoverati con Covid e quanto margine rimane?

I nostri posti letto sono tutti occupati. Abbiamo 70 pazienti Covid ricoverati, sono pieni anche tutti i letti per le altre patologie, così come gli otto letti di terapia intensiva, di cui 6 utilizzati per persone con Coronavirus. Il problema è che non vorremmo tornare come è successo nella prima ondata a non trattare più le altre patologie.

Quello di non poter curare gli altri pazienti è un rischio concreto?

Se andiamo avanti così qualcuno si farà l'infarto o l'ictus a casa. Abbiamo avuto nei giorni scorsi file di ambulanze. Ora ci sono 14 pazienti Covid in attesa in pronto soccorso. Piano piano, ne riusciamo a dimettere qualcuno dai reparti. È chiaro che, se continuiamo con questo flusso, a un certo punto le strutture non ce la fanno. Se non abbassiamo la curva dei contagi il sistema non regge.

ambulanze in attesa fuori dall'ospedale Valduce
ambulanze in attesa fuori dall'ospedale Valduce

Come si spiega lo scollamento tra quello che accade nell'ospedale e i comportamenti e lo scetticismo di molte persone esterne?

Basta vedere le immagini del weekend, con i parchi pieni, per capire che qualcosa non va. Bisogna che le persone rispettino le indicazioni date. L'Istituto superiore di sanità ha praticamente dichiarato che la pandemia è fuori controllo. Se non torniamo a controllarla nessun sistema può reggere. Ognuno di noi dà il massimo possibile, ma serve la consapevolezza che oltre un certo limite non si può andare.

Come sta il personale del suo ospedale, dal punto di vista dei contagi e del morale?

Abbiamo 70 operatori positivi, la maggior parte per contatti in ambiente familiare. In confronto alla prima ondata oggi medici, infermieri e sanitari sono frustrati, stanchi, demotivati, allo stremo e psicologicamente provati.

Dove mandate i pazienti che non potete curare?

Da ieri vengono inviati a Bergamo, Brescia, Cremona. Nelle zone dove c'è un minimo di immunità di gregge perché più colpite dalla prima ondata. In primavera noi avevamo preso pazienti da loro, oggi ci danno una mano.

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