Come è morto Riccardo Claris, ucciso a Bergamo: il coro dell’Inter nel bar e l’inseguimento in strada

Sarebbe partito tutto da un coro interista, intonato a gran voce proprio nel "covo" dei tifosi atlantini a Bergamo. "Te l’ho promesso da bambino, per sempre ti starò vicino", canta con il fratello gemello dopo la vittoria contro il Verona Jacopo De Simone, 19 anni, all'interno del Reef Cafè in via Borgo Santa Caterina, a due passi dal Gewiss Stadium dove dal 1928 gioca la squadra di casa. Ma cosa c'è in mezzo tra l'inno nerazzurro nel locale e l'uccisione pochi istanti dopo di Riccardo Claris, 26 anni, colpito a morte con un unico fendente sferrato dritto alla schiena, mentre era girato di spalle?
La ricostruzione della dinamica è ancora al vaglio degli inquirenti. Che, al momento, escludono si sia trattato di una rissa tra bande rivali. Niente catene e bastoni tra le fazioni opposte, come emerso in un primo momento, quanto un inseguimento da parte di alcuni tifosi dell'Atalanta verso "gli interisti" dopo qualche momento di tensione nato all'interno e all'esterno del bar, ancora tutto da approfondire ("Qui siamo a Bergamo, si tifa Atalanta", avrebbe detto uno dei presenti, stando alla testimonianza del gestore del locale).
Uno dei due nerazzurri inseguiti, Jacopo De Simone, arriva sotto casa nella zona di via dei Ghirardelli. Qui, secondo la sua testimonianza, sale in casa a prendere il coltello "per difendere il fratello", che pensa essere rimasto "vittima" degli atalantini (ma nessuno dei presenti ha riportato lesioni) e scende di nuovo in strada. È qui che il 19enne, incensurato, affonda la grossa lama da cucina nel torace di Riccardo Claris, ex calciatore da poco laureato in Economia e, come il padre, presenza fissa nella curva della Dea.
Se Claris fosse addirittura a casa a dormire e quella sera si sia recato in via dei Ghirardinelli solo in un secondo momento dopo essere stato avvisato dalla fidanzata, come sostiene lo zio e avvocato Luca Salvioni, è ancora da verificare. Quel che è certo, però, è che una giovanissima vita è stata strappata con violenza, per niente. "Siamo tutti sconvolti", scrive infatti Barbara Claris, sorella maggiore di Riccardo. "Non ci sono parole per descrivere ciò che proviamo. Riccardo era un bravissimo ragazzo, chi lo conosce lo sa. Qualsiasi cosa sia successa non era un violento, non era un criminale, non si meritava quanto successo. Niente giustifica l'omicidio, comunque! Il nostro dolore non passerà mai. Dovremo conviverci consapevoli che per perdere la vita è sufficiente trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato".