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Cliente con maglietta “Odio Napoli” a Milano, l’edicolante: “Qua i razzisti non vengono serviti”

Fanpage.it ha intervistato Carlo Volpicelli, l’edicolante di origini napoletane che lavora a Milano e si è rifiutato di servire un cliente con la maglietta “Odio Napoli”: “Non so se per legge potevo farlo, ma in quel momento mi sono sentito di farlo: qua i razzisti non vengono serviti”. Per Carlo non è una questione di città: “Se ci fosse stato scritto odio i cinesi, odio Milano o Torino sarebbe stata la stessa cosa”. La sua è una lotta contro i pregiudizi che alimentano il razzismo: “Il 22 luglio è nato mio figlio: non posso pensare che odierà una città, un popolo o una nazione solo per sentito dire, per pregiudizi”.
A cura di Francesco Loiacono
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"Se ci fosse stato scritto odio i cinesi, odio Milano o Torino sarebbe stata la stessa cosa. Non è più possibile accettarlo, la gente dovrebbe denunciarle subito queste cose". Così Carlo Volpicelli, edicolante di origine napoletana che lavora alla fermata metro Molino Dorino a Milano, commenta a Fanpage.it quanto gli è accaduto alcuni giorni fa mentre era alla cassa della sua edicola. Un uomo con indosso una maglietta con la scritta "Odio Napoli" e due bambini al seguito si è avvicinato in cassa e ha chiesto di essere servito. "L'ho visto subito avvicinarsi con quella maglietta ormai famosa e mi ha chiesto qualcosa. Gli ho detto: ‘Guarda,  non riesco a servirti con quella maglietta'. Allora lui si è impuntato, io gli ho detto che cambiavo cassa ma lui ha preso degli snack e me li ha tirati contro. Poi ha iniziato a insultarmi e se n'è andato con i due bambini".

Per Carlo, che vive da 10 anni a Milano, quanto accaduto ha un solo nome: razzismo. "Credo che nel 2020 non possiamo più permetterci questo genere di cose – ha detto a Fanpage.it – è razzismo puro, non possiamo buttarla sulle squadre di calcio e minimizzare". "Come possiamo parlare di accoglienza nei confronti degli stranieri – prosegue Carlo – se poi tra italiani c'è ancora questo razzismo? Io mi sono rifiutato di servirlo, non so se per legge potevo farlo ma in quel momento mi sono sentito di farlo: qua i razzisti non vengono serviti".

A mio figlio cercherò di spiegare che i pregiudizi rovinano il mondo

Carlo gestisce l'edicola assieme a un socio, tifoso della Juventus. Al suo matrimonio ha invitato anche un ultras dell'Atalanta. Per lui, come dovrebbe essere per tutti, "una provenienza non può stabilire una persona". Non ne fa una questione di tifo o squadre di calcio, perché quella scritta sulla maglietta del cliente era una qualcosa che andava oltre gli sfottò calcistici: "In 10 anni un episodio così palese non mi era mai successo", spiega Carlo, che poi racconta della sua vita milanese, dei tanti amici che si è fatti qui e della lotta contro i pregiudizi da sfatare sia in un senso, verso i napoletani, sia nell'altro, verso la presunta freddezza dei milanesi. Una lezione che cercherà di insegnare al figlio appena nato: "Il 22 luglio è nato mio figlio: non posso pensare che odierà una città, un popolo o una nazione solo per sentito dire, per pregiudizi. Quello che cercherò di far capire a mio figlio è che i pregiudizi rovinano il mondo".

(Ha collaborato Davide Arcuri)

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