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Chiesto il rinvio a giudizio per l’avvocata di Alessia Pifferi: “Perché avrei dovuto aiutarla?”

Ieri il pm Francesco De Tommaso ha chiesto il rinvio a giudizio per Alessia Pontenani, avvocata di Alessia Pifferi. Secondo l’accusa, la legale avrebbe messo in piedi un “piano” insieme al consulente psichiatrico e a 4 psicologhe per far credere che Pifferi fosse affetta da ritardo mentale ed evitare così l’ergastolo.
A cura di Alice De Luca
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Alessia Pifferi e la sua avvocata, Alessia Pontenani
Alessia Pifferi e la sua avvocata, Alessia Pontenani
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"Non so quale sarebbe stato, secondo il procuratore, il mio vantaggio nell'aiutare Pifferi. Confido nel Gup", così Alessia Pontenani, avvocata di Alessia Pifferi, ha commentato a Fanpage.it la notizia della richiesta a rinvio a giudizio a suo carico avanzata dal procuratore di Milano Francesco De Tommasi. Secondo l'accusa, la legale avrebbe messo in piedi insieme al consulente psichiatrico e altre quattro psicologhe un "piano" per far credere che Alessia Pifferi, fosse "affetta da un ritardo mentale grave" in modo che la sua assistita potesse evitare l'ergastolo nel processo che la vedeva imputata (e successivamente condannata) per aver fatto morire di stenti la figlia Diana di pochi mesi.

Nel corso delle indagini, gli investigatori della polizia penitenziaria avrebbero scoperto una relazione del 3 maggio 2023 nella quale si sarebbe attestato "falsamente" che Pifferi avesse un "quoziente intellettivo" pario a 40 punti, quindi con un "deficit grave" e "scarsa comprensione delle relazioni di causa ed effetto e delle conseguenze delle proprie azioni". Ci sarebbero poi anche "falsi colloqui" annotati nel "diario clinico" della 39enne. L'obiettivo di queste manipolazioni sarebbe stato, secondo il pm, somministrare a Pifferi il test psicologico di Wais predisponendo "protocolli" con "punteggi già inseriti" e ottenere così la possibilità di effettuare una perizia psichiatrica.

Tra gli elementi contestati da De Tommaso, quindi, c'è anche la perizia risalente al settembre 2023 con la quale il dottor Marco Garbarini ha diagnosticato a Pifferi un "disturbo dello sviluppo intellettivo moderato" e un "vizio parziale di mente". Nella perizia, secondo l'accusa, l'imputata avrebbe simulato "disturbi psichici e neuropsicologici in realtà inesistenti". Anche la testimonianza di Tiziana Morandi, la "mantide della Brianza" sosterrebbe l'accusa del pm: la donna, che è stata compagna di cella di Pifferi, ha raccontato di aver sentito la 39enne dire di voler fare "la fuori di testa" e affermare: "non possiamo parlare più di niente, devo fare la mongoloide perché ci sono cimici dappertutto".

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