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Omicidio di Giulia Tramontano

Chiara Tramontano: “Impagnatiello è in carcere, Giulia sottoterra. No alla giustizia riparativa”

Chiara Tramontano dopo che la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha rigettato l’istanza di accesso al programma di giustizia riparativa presentata da Alessandro Impagnatiello: “Voglio giustizia per mia sorella Giulia, sono delusa”
A cura di Francesca Del Boca
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Giulia e Chiara Tramontano
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"Impagnatiello non ha mai aiutato nel corso delle indagini. Il cellulare di mia sorella non è mai pervenuto, la dinamica dell’omicidio non coincide, non c’è mai stato intento di collaborare. Sarebbe stato assurdo concedergli la giustizia riparativa". Sono le parole di Chiara Tramontano, sorella di Giulia, dopo che la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha rigettato l’istanza di accesso al programma di giustizia riparativa presentata da Alessandro Impagnatiello, condannato anche in Appello all’ergastolo per l’omicidio della compagna.

Una decisione arrivata (anche) a seguito del rifiuto della famiglia Tramontano di prendere parte al percorso. "Non vi sarà mai un tessuto sociale tra vittima e assassino", ha spiegato oggi la giovane a La Repubblica. "C’è una vita in carcere e una sottoterra. Forse la frattura è tra la persona offesa e una giustizia che non ha dato la premeditazione. Questo mi fa rabbia, sono delusa. Mi auguro ci sia ancora un’altra fase, anche a nostre spese. Voglio giustizia per mia sorella in questa Italia condannata a vivere con i femminicidi. Per quanto mi rigurda, dopo storie del genere la vita diventa un’altalena senza mai un punto di equilibrio. Non credo ci sarà mai un momento in cui troverò un senso, proverò eternamente un senso di ingiustizia. Non sono più una sorella, ho perso anche i miei genitori".

La condanna all'ergastolo e la richiesta di giustizia riparativa

Il 25 giugno 2025, per Alessandro Impagnatiello, è stata confermata la pena all'ergastolo dalla Corte d'Assise d'Appello. A differenza del primo grado, è stata però esclusa l'aggravante della premeditazione, ma riconosciute quelle della crudeltà e del rapporto di convivenza. E proprio a causa dell'esclusione dell'aggravante della premeditazione, la Procura generale sta valutando il ricorso in Cassazione.

Al di là della condanna, la difesa di Impagnatiello, rappresentata dall'avvocata Giulia Geradini, aveva chiesto di accedere alla giustizia riparativa. Si tratta di un istituto che è stato introdotto recentemente: è infatti entrato in vigore con la riforma Cartabia. La giustizia riparativa non incide sulla vicenda penale e non è un percorso alternativo alla detenzione in carcere, ma "consiste nella ricostruzione del legame spezzato tra vittima, reo e comunità".

Perché è stato negato l'accesso alla giustizia riparativa a Impagnatiello

Nel caso di Impagnatiello, la difesa aveva motivato la richiesta parlando di "collaborazione" da parte dell'ex barman durante le indagini, la sua "immediata assunzione di responsabilità" e il "rincrescimento" mostrato a processo. La Corte d'Assise d'Appello l'ha però rigettata. In una nota il presidente della Corte Giuseppe Ondei, ha spiegato che i motivi, posti a fondamento della sua richiesta, sono stati infatti "ritenuti irrilevanti ai fini di una valutazione dell'ammissibilità dell'invio dell'imputato al programma riparatorio".

I giudici, prendendo innanzitutto atto della "indisponibilità per ora irretrattabile delle persone direttamente danneggiate", cioè la famiglia Tramontano, a prendere parte al programma, parlano infatti di "dichiarazioni di maniera" da parte dell'ex barman durante il processo, del fatto che i moventi che hanno portato all'omicidio non sarebbero stati rielaborati "criticamente" da Impagnatiello, in modo da avviare un possibile percorso di "riconciliazione", con il rischio quindi di "accentuare proprio quei conflitti interpersonali e quelle fratture sociali che la giustizia riparativa dovrebbe ricomporre”.

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