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Chi era Francesco Ancona, trovato morto sul ciglio della strada: dopo 38 anni si indaga per omicidio

La Procura ha riaperto il caso di Francesco Ancona, operaio edile che l’11 febbraio del 1987 fu trovato senza vita sul ciglio della provinciale 26 a Mortara (Pavia). La sua morte fu classificata come suicidio ma oggi i pm hanno ripreso in mano il fascicolo e stanno indagando per omicidio premeditato. L’ipotesi degli inquirenti è che la moglie abbia commissionato l’uccisione di Ancona a un amico di famiglia.
A cura di Alice De Luca
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Fu classificato come suicidio ma ora, a distanza di 38 anni, i pm sono tornati a indagare sul caso di Francesco Ancona, l'operaio edile trovato senza vita sul ciglio di una strada a Mortara, in provincia di Pavia. Era l'11 febbraio 1987 e Ancona, originario di Castellammare del Golfo (Trapani), sposato e con tre figli, morì mentre percorreva la provinciale 26, probabilmente colpito da un tir pirata. Dagli esami fatti emerse che le ferite riportate dalla vittima erano compatibili con un'incidente stradale. Secondo le ricostruzioni furono fatte all'epoca dagli inquirenti, l'uomo si gettò sotto a un camion perché angosciato dalla recente perdita di lavoro, dalla malattia e da un rapporto difficile con la moglie. Oggi, però, la Procura ha riaperto il caso (il nuovo fascicolo risale al 2024) e sta indagando per omicidio premeditato: l'ipotesi è che la moglie abbia assoldato un killer per uccidere il marito.

Era stata lei a denunciare la scomparsa dell'uomo la sera prima che fosse trovato il cadavere. Agli investigatori aveva detto di averlo visto per l'ultima volta a Vigevano, dove avevano deciso di ritrovarsi alla stazione per prendere lo stesso treno. Non vedendolo arrivare all'appuntamento, aveva deciso di tornare a casa e andare dai carabinieri per denunciarne la scomparsa. Diversi elementi, però, già all'epoca dei fatti, non tornavano: Ancona presentava ferite solo alla testa, mentre il resto del corpo e dei vestiti erano intatti. La strada dove il corpo era stato trovato era molto trafficata, eppure il cadavere fu visto solo dopo molte ore dalla morte. A questo si aggiunge uno strano odore di benzina che una delle figlie, all'epoca 13enne, ha detto di aver sentito avvicinandosi al corpo del padre.

La nuova ipotesi del pm Alberto Palermo, quindi, è che ad ucciderlo possa essere stata la moglie, aiutata da un sicario. Nel nuovo registro degli indagati sono stati iscritti la 74enne Giovanna Navarra, allora moglie di Ancona e ora stabilitasi a Trapani, e Domenico Scarfò, 70enne amico di famiglia che vive a Vigevano. Secondo i pm, i due potrebbero aver ucciso Ancona "in concorso tra loro e con soggetti terzi, con premeditazione, dapprima indebolendo fisicamente la parte offesa con la somministrazione di veleno, quindi aggredendola con un corpo contundente con diversi colpi sferrati al capo, cospargendo il corpo di benzina e infine investendo l'uomo con un mezzo pesante, betoniera". Il tutto sarebbe avvenuto, scrive ancora il pm, "Con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione e, quanto alla Navarra, nei confronti del coniuge".

Giovedì la salma di Ancona, dapprima sepolto a nel Pavese e poi a Castellammare del Golfo, è stata riesumata in vista di una nuova autopsia. La Procura ha nominato tre periti, tra cui l'anatomopatologa Elena Cattaneo, che dal 6 agosto cominceranno gli esami.

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