Avvocati e associazioni presentano ricorso al Tar contro le zone rosse: “Violano i diritti degli stranieri”

La Camera Penale di Milano ha presentato, insieme ad alcune associazioni, due ricorsi al Tar (Tribunale amministrativo regionale) contro la direttiva con cui il ministero dell'Interno ha istituto le zone rosse nelle città, ovvero zone all'interno delle quali è vietato l'ingresso a soggetti con precedenti penali che risultano molesti. Tra le aree urbane interessate da questa misura ci sono anche quartieri di Milano e Rozzano. Secondo i firmatari, la norma ha come risultato di affidare "alla discrezionalità delle forze dell'ordine" il potere di "bandire da alcune zone della città determinate categorie di persone", in particolare gli stranieri.
I firmatari dei ricorsi
I due ricorsi, presentati uno contro la Prefettura e uno contro la Polizia Ferroviaria, sono stati sottoscritti dalla Camera Penale guidata dall'avvocato Federico Papa, dall'avvocato Federico Rovelli, dalle associazioni Asgi e Naga e dall'avvocata Maria Cristina Romano, che assiste J.K., un soggetto destinatario di un ordine di allontanamento emesso proprio in relazione alle zone rosse dalla Polfer.
I risultati delle zone rosse e le conseguenze secondo i ricorrenti
Sperimentate a Capodanno, le zone rosse sono state prorogate dal primo aprile al 30 settembre 2025 in zone come le Colonne di San Lorenzo, la Darsena, i Navigli, via Padova, ma anche alcune zone di Rozzano. Il bilancio, secondo i dati del Ministero dell'Interno, è di un totale di 196mila persone controllate, di cui 130mila solo a Milano, e 1300 ordini di allontanamento emessi.
La misura, secondo i ricorrenti, penalizzerebbe le persone straniere perché "dispone divieti di stazionamento e ordini di allontanamento" che possono essere emessi dalle forze dell’ordine con "presupposti indeterminati e generici" che "lasciano amplissimi margini di discrezionalità nel selezionare i destinatari dei provvedimenti, soprattutto di origine straniera". Non è un caso, denunciano gli avvocati, che "più del 75% dei provvedimenti di allontanamento emessi nella prima fase di applicazione delle ordinanze sulle zone rosse ha colpito cittadini stranieri. Del resto, che questo fosse l’obiettivo era stato ben esplicitato sin dalle premesse della prima ordinanza milanese".
Il caso di J.K., interdetto dalla Stazione Centrale
In questo modo si creano i presupposti, secondo i firmatari, per "gravi violazioni dei diritti fondamentali dei cittadini stranieri”, col rischio di arrivare anche a fenomeni di profilazione. Come esempio, i ricorrenti hanno portato il caso di J.K. straniero raggiunto da un ordine di allontanamento perché "avrebbe dato una semplice risposta percepita e definita come ‘molesta’”. Per questo motivo è stato interdetto dell’area della stazione centrale di Milano per sei mesi e, pur essendo indigente e richiedente asilo, non può ora accedere ai servizi a lui dedicati che si trovano nelle vie vietate.