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Aumentano gli stranieri minori non accompagnati in Lombardia, ma nessuno più vuole accoglierli

In Lombardia sono circa tremila i minori stranieri non accompagnati e entro fine anno potrebbero essere molti di più. Nonostante lo sforzo delle istituzioni regionali e comunali, la carenza di comunità e figure professionali, impedisce di dare un sostegno adeguato a questi giovani che, spesso, finiscono nel dimenticatoio.
A cura di Ilaria Quattrone
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Nell'ultimo anno i minori stranieri non accompagnati sono aumentati in tutta la Lombardia. Ragazzini che arrivano in Italia senza nessuno che possa assisterli, aiutarli e proteggerli. È sempre più difficile riuscire a intercettarli e accompagnarli in un percorso di integrazione. Nel territorio regionale ci sono circa tremila minori stranieri non accompagnati, di questi oltre 1.200 si trovano a Milano e sono a carico del Comune. Da Palazzo Marino fanno sapere a Fanpage.it che le comunità territoriali sono al completo tanto che il 30 per cento di questi minori (i maschi sono il 98 per cento) sono stati trasferiti in comunità fuori città e, in alcuni casi, fuori Regione.

Il fatto stesso che le comunità siano al collasso (in tutta la Lombardia sono state chiuse ben dodici strutture), mina la qualità dei percorsi di integrazione: "Abbiamo bisogno di una equa distribuzione a livello nazionale dei numeri, perché al momento, per legge, i comuni devono accogliere tutti coloro che vengono rintracciati sul loro territorio senza nessun meccanismo redistributivo", spiegano dal Comune.

Quanti sono i minori stranieri non accompagnati al carcere Beccaria

Considerata la difficoltà a intercettarli sul territorio, alcuni di questi minori stranieri finiscono per commettere reati. All'istituto penitenziario minorile Cesare Beccaria su 34 minori presenti, quindici sono stranieri non accompagnati. "C'è un aumento esponenziale rispetto agli anni precedenti", spiega a Fanpage.it il Garante dei detenuti del Comune di Milano Francesco Maisto.

A preoccupare sono anche le condizioni in cui versa l'istituto minorile. In questi mesi, è stato più volte denunciato come sia a livello strutturale che educativo, vi siano carenze importanti. Lavori interminabili, poco personale e un numero eccessivo di ragazzi rispetto a quanti possono essere ospitati realmente impediscono di offrire supporto psicologico, percorsi di rinascita e inserimento sociale: "È difficile dare supporto psicologico quando c'è bisogno di dare risposte alle prime necessità fondamentali di un essere umano. Ci deve essere una prospettiva di fare che deve essere diversa rispetto al carcere. E questa al momento non c'è, ma non è colpa del carcere Beccaria o degli operatori penitenziari. Non c'è perché i servizi esterni non sono adeguati", precisa ancora Maisto.

L'accertamento dell'età

Per il Garante è fondamentale che in materia di minori stranieri non accompagnati venga rispettata l'attuale normativa prevista dall'articolo 19 bis del decreto legislativo del 18 agosto 2015. La legge prevede che i minori vengano accolti in strutture governative di prima accoglienza per il "tempo strettamente necessario" che non deve essere superiore ai trenta giorni. L'identificazione deve poi concludersi entro dieci giorni. Durante queste pratiche, è fondamentale procedere con l'accertamento dell'età così da poter fornire informazioni adeguate sui diritti riconosciuti al minore e sulle modalità di esercizio di questi diritti, tra i quali la protezione internazionale.

Maisto spiega che, in molti casi, ci sono difficoltà relative proprio all'accertamento dell'età. Questo significa che, nel caso di minori fermati perché sospettati di aver commesso un reato, c'è una difficoltà a capire dove collocarli: "Alcuni di questi ragazzi potrebbero avere un'età inferiore a quella riconosciuta come età imputabile così come potrebbero non essere in realtà minorenni. Ci sono stati ragazzi arrestati e portati nel carcere San Vittore".

E, in effetti, sarebbero almeno due i giovani che sono stati trasferiti nell'istituto per adulti perché considerati maggiorenni salvo poi scoprire che avevano documenti, rilasciati dalle autorità italiane, che testimoniavano che fossero minorenni: "Questi casi non sono la regola, ma sono eccezioni significative", precisa Maisto che sostiene come il razzismo e l'intolleranza alimentino la repressione penale.

Il caso di Bilal

Emblematico a tal proposito il caso di Bilal, il ragazzino che aveva compiuto sei rapine in dieci giorni nei pressi della stazione centrale di Milano. Inizialmente si pensava che avesse dodici anni e che, per questo motivo, non fosse imputabile. Poi alcuni accertamenti avevano determinato che ne avesse quattordici e che quindi potesse essere arrestato e processato. Alla fine è stato accertato che ne avesse tra i 12 e i 13 anni e così è stato portato nella comunità Kyros gestita da Don Claudio Burgio (cappellano del Beccaria). E proprio qui ha iniziato un percorso di integrazione e di studio.

Il suo caso probabilmente è più unico che raro e forse a contribuire al lieto fine è stata l'attenzione mediatica riversata su questo minorenne. Spesso infatti una volta fuori dal carcere minorile questi adolescenti spariscono dai rader: diventano fantasmi a cui nessuno è più interessato.

Mancano educatori e tutor

Per evitare che tutto questo accada, è fondamentale investire sul terzo settore e in primis su comunità e figure professionali. Le strutture patiscono non solo il sovra-numero di persone presenti, ma anche la carenza di personale formato e adeguato come per esempio gli educatori. C'è una difficoltà da parte di Regione Lombardia a trovare anche tutori volontari: "Abbiamo appena prorogato il bando per la ricerca di queste figure", spiega a Fanpage.it il Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza di Regione Lombardia, Riccardo Bettiga.

"Sul territorio ci sono circa tremila minori stranieri non accompagnati e ci aspettiamo nuovi arrivi. Prima del bando, c'erano 270 tutor attivi. In questi giorni ho fatto oltre quattrocento nuovi colloqui. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a inserirne seicento. La legge impone che per ogni tutore è possibile avere un massimo di tre minori stranieri. Ci siamo così dati l'obiettivo di arrivare a mille entro la fine del bando che è prevista a giugno", spiega ancora lo psicologo e psicoterapeuta che è stato anche presidente dell'Ordine degli Psicologi.

Negli ultimi mesi, purtroppo, è stato registrato un calo nelle candidature: "Forse non c'è più risonanza mediatica, però questa è una emergenza. Il nostro sistema prevede che i minori, appena arrivano in Italia, vengano collocati in comunità. In mancanza del tutore volontario, vengono affidati al Comune competente sul territorio". Il tutore però ha un valore aggiunto e fondamentale perché ha la possibilità di avere un rapporto più diretto con il giovane.

"Avere una persona che instauri con questi ragazzi un rapporto diretto è importante. Questa relazione è considerata un elemento capace di potenziare in modo decisamente efficace l'inserimento dei ragazzi nella filiera lavorativa e di prevenire la commissione di reati o di infilarsi nella rete della criminalità organizzata. Si instaura una relazione che resta stabile anche dopo il superamento della maggiore età: il tutore diventa una persona amica che, oltre ad avere una funzione diretta in materia legale, sanitaria e scolastica dà al ragazzo la possibilità di avere un punto di riferimento. Inoltre, non solo è un ottimo sistema di prevenzione, ma aiuta anche il nostro Paese ad alleggerire i costi di gestione che impattano in modo enorme sui bilanci dello Stato e dei Comuni".

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