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Aumenta il consumo di suolo a Milano: “Costruire dove non ci sono trasporti e vietare le auto è un controsenso”

La Lombardia è la regione peggiore d’Italia per consumo di suolo secondo l’Ispra. Milano tra le peggiori città al livello pro capite. Secondo Paolo Pileri, ingegnere e urbanista, esperto di suolo, la ragione è nel fatto che Milano è “l’ombelico immobiliare d’Italia”, ma anche che nella politica milanese manca del tutto una visione ecologica: “Si costruisce dove non serve e dove non ci sono mezzi pubblici ma poi si vieta di usare l’auto: è un controsenso”.
A cura di Sara Tirrito
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La Lombardia è la prima regione d'Italia per consumo di suolo per il terzo anno di fila. E Milano è la prima città per consumo di suolo pro capite nella regione. Lo certifica il report Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici pubblicato dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dal Sistema nazionale di protezione ambiente (Snpa) e relativo ai dati del 2022.

Nell'ultimo anno sono 908 gli ettari in più consumati nella Regione, un dato in crescita rispetto agli 883 del 2021. Gli esperti, come Paolo Pileri, docente di pianificazione urbana al Politecnico di Milano e autore de L'intelligenza del suolo, da tempo denunciano come la tendenza al consumo di suolo vada fermata: "Alla politica manca una visione ecologica", ha detto l'ingegnere a Fanpage.it.

Come interpreta l'aumento di consumo di suolo in Lombardia?

Questo dato ci dice in qualche modo che la legge urbanistica regionale non è assolutamente in grado di fermare il consumo di suolo perché continua ad aumentare. E non è all'altezza nemmeno il piano territoriale paesistico, che doveva essere lo strumento con cui attuare in parte quella legge.

Stiamo parlando di consumi di suolo fuori da ogni ragionamento. In parte sono dovuti alle infrastrutture, in parte alla logistica che si sta mangiando le campagne più fertili della Lombardia e in un’altra parte dovuto ancora all’edilizia residenziale che viene sparsa qua e là.

Cosa la colpisce di più di questo rapporto?

Il consumo di suolo in Lombardia è avvenuto anche in zone di frana: 12 ettari cementificati in zone a pericolosità di frana; 56 in zone alluvionali e 121 ettari costruiti entro i 150 metri dai corpi idrici, quindi in una situazione di vulnerabilità. Si costruisce anche nelle aree protette, dentro i parchi per 4,5 ettari e ci chiediamo tutti che bisogno ci sia. Questi dati colpiscono soprattutto in relazione a due fattori: innanzitutto, a fronte delle nuove costruzioni, ci sono grandi superfici inutilizzate; in secondo luogo, in parte, questi consumi di suolo sono anche molto gravi perché avvenuti in totale mancanza di un aumento demografico.

Quante sono le aree inutilizzate?

Ammontano a 2870 ettari, tre volte il consumo di suolo annuo della Regione. Se la Lombardia si fermasse per tre anni potrebbe continuare l’attività edilizia comunque, perché ha a disposizione aree già urbanizzate non utilizzate perché ha un fabbisogno medio annuo esagerato. Si tratta di una grande superficie di edifici e aree dismesse che potrebbe essere riutilizzata ma che invece di fatto viene sempre dimenticata e si continua a urbanizzare aree libere.

Diceva che i valori demografici non giustificano un simile consumo di suolo, cosa intende?

L'indicatore di efficienza che noi chiamiamo "consumo marginale" misura la quantità di suolo urbanizzato in un solo anno in rapporto alla quantità di abitanti (diminuita o aumentata) nello stesso periodo. Bene, questo dato nel rapporto Ispra ha un valore negativo, pari a 235 metri quadri in meno per ogni abitante della Lombardia che se ne è andato. Questa misura fa vedere che si è consumato suolo senza averne bisogno. È come se in Lombardia avessero usato del suolo per ogni abitante che se ne è andato. È paradossale, hanno usato una risorsa per una domanda inesistente.

Perché secondo il consumo di suolo è così incentivato a Milano?

A Milano il consumo di suolo implica una fortissima rendita immobiliare e fondiaria. Per il proprietario terriero è un vero guadagno se il terreno diventa edificabile, perché qualsiasi terreno a Milano vale molto. Questo grazie ai (o a causa dei) servizi. Una città con questa reputazione ha innalzato l'attenzione anche degli investitori stranieri, e questo ha contribuito, insieme all'investimento pubblico, a fare di Milano l'ombelico immobiliare del mondo italiano.

Il consumo di suolo è quasi sempre ignorato quando si parla di inquinamento. In una città come Milano, che peso assume e perché?

Il consumo di suolo è al terzo, quarto o quinto piano rispetto alle altre questioni ambientali che già da sole, sono all'undicesimo piano rispetto a qualsiasi questione di cronaca. Io sono convinto che viviamo disgiunti. La mancanza di sensibilità e di conoscenza ecologica fa sì che per noi la CO2 sia soltanto un problema di emissioni. Non riusciamo a capire che è anche un problema che si genera proprio perché mancano i suoli insieme agli alberi,  che sottraggono CO2. E, continuando a fare strade e continuando a consumare suolo, non solo ci tagliamo il ramo su cui siamo seduti perché Rinunciamo dei suoli e alla vegetazione che sottrae C02. Ma generiamo anche quelle pressioni per cui se tu urbanizzi, ovviamente devi pensare a servizi come il riscaldamento, l'auto, la viabilità: tutte voci emissive. Il problema è che non si mettono insieme le due cose: le emissioni con la trasformazione dei suoli.

Ancora in riferimento a Milano ha senso emanare provvedimenti per restringere la circolazione delle auto e in parallelo continuare a consumare suolo? Sono due misure in controtendenza? Perché si predilige una e non l'altra strada?

Se riduco il traffico, chiedo alla gente di andare in bicicletta, ma poi nel frattempo urbanizzo in via dell'Assunta a Milano – dove non arrivano i mezzi – è evidente che le persone poi dovranno usare la macchina. E se nel frattempo non mi do da fare, anche come sindaco di Milano, per chiedere un sistema di trasporti pubblici sempre più performante; se non dico che le urbanizzazioni che devono essere fatte in tutta la città metropolitana, devono essere a ridosso delle stazioni o dei punti di accesso alla mobilità pubblica, e se non dico che occorre fare il punto su tutte le aree dismesse che sono già servite della mobilità pubblica; se continuo invece a consumare il suolo ovunque capiti, ovunque mi arrivi una richiesta, allora si continua da un lato a promuovere una cosa di buon senso, cioè la mobilità ecosostenibile, dall'altro a fare l'esatto opposto, cioè a generare con l'urbanizzazione le premesse affinché le persone continuino a muoversi con la mobilità privata. Sono controsensi invisibili a chi non sa osservare con sguardo ecologico.

C'è un modo semplice per guardare le cose in modo ecologico?

Servirebbe anche una narrazione positiva. La politica difetta del tutto di una comunicazione in grado di dire che è bello andare in giro con la metropolitana. Che si guadagna tempo a usare il treno, perché puoi leggere un libro, puoi chiacchierare. Queste sono le cose che sanno fare invece i sindaci del Nord Europa, molti dei quali ho anche conosciuto. In Italia nei discorsi politici c'è ignoranza ecologica.

A quale scenario va incontro Milano se continua a costruire?

Il fatto che Milano diventi attrattiva e scarichi in realtà fuori da sé tutte le necessità peggiori (come la logistica, le discariche, gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti e così via). Fa sì che chi sta fuori Milano subisca le esternalità negative della città.

Questo crea le premesse per uno scenario di conflittualità. Evidentemente è uno scenario di maggiore disuguaglianza. Oggi gli studenti fuori sede riescono a vivere a Milano perché i loro genitori  (da Calabria, Umbria, Marche ecc) si svenano. Ma Milano non gli è riconoscente. Quindi, fino a che Milano riesce a portare avanti questa sua reputazione di attrattività, ad altissimo costo e con una spesa pubblica che tutti gli italiani pagano (ma non lo sanno), riuscirà a galleggiare. Il giorno in cui questa cosa qui non accadrà più, piangeremo tutti.

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